Nell’ambito delle molte esposizioni organizzate dal ’97 ad oggi, Butterflies “I concetti mettono le ali”, si inserisce come un prolungamento logico dei messaggi promossi, e tenta di definire i caratteri di quattro artisti. Questo terzo appuntamento (i precedenti hanno visto le opere di Piero Cattani e Chiara Passa) ruota attorno alle opere di Antonio De Pascale. I lavori in esposizione sono delle enormi confezioni di “oggetti da supermercato” che invadono gli spazi “proponendosi”e “offrendosi” come merce al fruitore. In questo Market, però, accadono cose strane: ecco che le scatole di piselli riportano il nome Prozac, e le necessarie avvertenze di utilizzo; le confezioni dei prodotti contengono miscele linguistiche che sviano dalla “solita” visione della merce, e propongono codici differenti e contaminati. I fagioli con le indicazioni di un medicinale (e altri) professano l’interscambio di idioletti linguistici con lo scopo di “sconvolgere” il fruitore, e di allenarlo a pensare con altre modalità. Prodotti di largo consumo, visti con misure assurde, gigantesche e che contengono parole di altri prodotti ancora, non inerenti a quello che “visivamente” viene proposto svolgono un determinato compito: di “distrarre” e al contempo “attirare” l’osservatore-compratore. Lo scritto introduttivo che Guido Bartorelli propone della personale di De Pascale accenna proprio a questi “incidenti linguistici”, lo fa senza soffermarsi troppo sulla descrizione dell’incidente, senza segnalare chi ha torto o ragione…senza riportare il numero di feriti. Il fatto che la contaminazione linguistica (associata a quella visiva) rimanga scientificamente inesplorata, si spiega proprio con la necessità di agevolare il fruitore dell’opera ad una personale interpretazione, il quale, prodotto del proprio ambiente culturale, saprà in modo autonomo decodificare secondo le proprie regole. All’interno di una società permeata e centrata sull’informazione, dove mass-media e comunicazione in generale dominano incontrastati, chi meglio può indicare le chiavi di lettura se non l’ “individuo”? Se tutti recepiamo lo stesso messaggio dinnanzi ad una scatola di preparato per budini…noi tutti captiamo messaggi differenti nel vedere questa scatola riportare il dosaggio di somministrazione, gli effetti collaterali, e altro ancora che non sia “pertinente” all’oggetto osservato. De Pascale quindi cerca di farci riflettere sul quotidiano che ci circonda…tenta di farci acuire la vista affinché anche l’informazione possa imboccare binari chiarificatori. Ma ci avverte pure riguardo l’inganno visivo rispetto alla parola, cerca di tutelarci da un disattento sguardo a favore di una lettura “intelligente”.
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