Il percorso espositivo è diviso in situazioni diverse; sale tematiche (all’interno delle quali compaiono vasi e bicchieri), box e micro-ambienti (mobili e lampade) per terminare con il fulcro dell’evento: Il vetro progettato (studi, schizzi e bozze, disegni accompagnatori dei lavori).
Quando si dice “Venezia”si pensa “Vetro”, e forse l’attività dei maestri vetrai della stupenda Murano non conosce veramente concorrenti…ma al di là della produzione più o meno “ornamentale” di oggetti in vetro, si affianca anche una ricerca sul materiale (in primo luogo) e uno studio sulle applicazioni possibili. In quest’ottica il Museo Correr ha deciso di dedicare una mostra proprio a quella manipolazione del vetro che va oltre all’usuale identificazione dell’oggetto decorativo (o di uso comune).
“Il Vetro Progettato” quindi non tende a esibire solamente bicchieri e caraffe (decisamente di qualità ovviamente) ma si ripromette di creare una sorta di contrapposizione fra l’una e l’altra produzione, affiancando all’oggetto anche studi sull’arredamento e sulla contemporaneità in generale, come a voler allargare l’orizzonte di impiego verso un più “aperto” (dal titolo) modo di integrazione sociale tra l’uomo e il proprio vivere. Architetti e designer del calibro (ne cito alcuni per tutti) di Toni Cordero,Meda, Nanda Vigo, Philippe Starck, o dei “padri” Gio Ponti, Alvar Aalto e Roger Tallon vengono riuniti creando un itinerario tra le tappe della (seppur breve) storia del design. La mostra (come ribadito anche da Marco Romanelli nelle pagine del Catalogo) non vuole essere l’esposizione di “pezzi unici”, o di opere d’arte…ma di “articoli” nati per essere prodotti in serie. Anche gli stessi progettisti che compaiono in “Aperto Vetro” non sono espressamente dediti alla realizzazione di prodotti in questo materiale, anzi, molto spesso l’uso del vetro appare solo latente a dispetto di legno, acciaio, alluminio ecc. Sembra chiara allora l’idea di voler “far pensare” attorno al vetro in relazione alle implicazioni quotidiane che attanagliano altri settori della produzione, come il tecnologico o l’arredamento. Se si osserva la poltrona in unico stampo “Ghost” di Cini Boeri/Tomu Katayanagi (prod. Fiam), o la lampada “Nuvola” di toni Cordero (prod. O luce) si comprende come nel momento di pensare il progetto le interferenze della quotidianità abbiano costretto verso un’analisi di ambienti specifici, di teorie della luce, di spazi adeguati e di arredamenti definiti.
Non a caso, a parete, si possono ammirare i bozzetti dei progetti, o addirittura i disegni stessi…un’occasione per comprendere quanto lavoro sottintenda la creazione di un oggetto finito. A dire il vero la mostra del Museo Correr non compie neppure un’ulteriore selezione circa il vetro: assembla vetro soffiato, vetro curvato e cristalli uno accanto all’altro, tralasciando precisazioni e specifiche che potrebbero distogliere dal vero tema della mostra: Il progetto.
Forse gli intenti che il curatore Marco Romanelli si era prefissato (e cioè di esibire “progetti” percorrendo la storia del Vetro progettato) non avvengono se non a parole: quelle del catalogo. Passando lungo le sale infatti non si riesce a distinguere tematiche o diversità di periodo storico (se non grazie ai retaggi di un personale input culturale) anche a causa (oltre che per la sistemazione asfissiante degli oggetti) della mancanza di accurati (ma bastava pure blanda) apparati critici. L’allestimento curato da Daniela Ferretti, anche se efficace circa la distribuzione della luce per garantire una ottimale visione, tuttavia non coinvolge: anzi allontana. Purtroppo certi “Box” non vanno a braccetto con la mancanza d’aria: uno spazio pensato come “Loft” e che si arricchisce di elementi Hi-Tech non può certo ridursi (e avere la presunzione di rappresentarlo) a pochi cm quadrati…. Insomma, forse riducendo il numero delle opere, e non tentando di inglobare più cose possibili una accanto all’altra, si avrebbe certamente usufruito di più possibilità d’ allestimento…ma questo è solo un mio pensiero.
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Ma insomma, non ho capito: sta mostra è da vedersi o no?
articolo molto interessante e trasparente
è stata una grande mostra,complimenti al curatore