Il ritratto è al centro delle ultime ricerche di Elisabetta Vignato, che con questa mostra indaga la vita, la quotidianità, il tempo che “fugge e non s’arresta un’ora” di bambini che non lo sono più, ma non possono ancora essere considerati adulti.
Nelle grandi tele, dai colori scarni ed essenziali, le figure affiorano da uno sfondo imprecisato per permettere all’artista di trasmettere uno stato d’animo, un’atmosfera, una sensazione. I protagonisti sono immobilizzati in pose fisse, quasi si trattasse di fotografie, e dai loro volti non trapela mai un’espressione di gioia. Questi giovani-adulti sono malinconici, già gravati da pensieri più grandi di loro.
C’è in questi dipinti un’estrema cura al particolare, alle acconciature e all’abbigliamento, tanto che il tessuto a fiori con di cui sono confezionati i vestiti di alcune bambine della serie Infinite direzioni ritorna come bordo della tela, creando un riuscito impatto visivo.
Durante l’adolescenza, si sa, i ragazzi cominciano a distacca
Interessanti i disegni a carboncino: ballerine, ragazzi che si abbracciano, adolescenti ritratti con l’immancabile telefonino, bambine. Guardando i ritratti di Vignato si ha la precisa sensazione di assistere a qualcosa che sta per cambiare; non si tratta di immagini statiche come nella migliore tradizione dei ritratti, ma di immagini in continua metamorfosi, proprio come gli anni dell’adolescenza. Anni di continua evoluzione, in cui l’aspetto fisico, le abitudini, il modo di pensare e di agire cambiano. A questi anni così terribili eppure così belli, di incertezza, di ansia e di ricerca, di speranza l’artista dà voce con le sue grandi tele. Lasciando nello spettatore un senso di dolce sospensione tra ciò che e stato e ciò che sarà.
floriana riga
mostra visitata il 6 ottobre 2006
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