Gli alberi spogli richiamano spettrali presenze di un inverno lontano, verticali come la linea del tempo, segnati da nodose ramificazioni che sembrano alludere ai ricordi che ogni vita accumula e custodisce. Gli alberi secchi, anime in tensione tra le radici nascoste dal suolo –il radicale attaccamento al nostro passato– ed i rami protesi verso lo spazio –verso il futuro che ci attende– in queste foto ingiallite e nebbiose, sono per Beatrice Meoni, pittrice e videoartista senese, l’immagine silenziosa della memoria. Un viaggio a ritroso nel tempo, in epoche passate in cui ogni reminescenza è dagherrotipo o foto da cartolina, in cui il ricordo dell’infanzia, delle origini, rivive in una dimensione assoluta in cui tutto appare sospeso, filtrato dal bianco e nero, ovattato e immobile. Il ritrovamento casuale di alcune foto di alberi (la serie di scatti realizzati a fine Ottocento dal pittore Giorgio Lucchesi, nato a Lucca nel 1855, e utilizzati successivamente come bozzetti per i suoi quadri) apre all’artista nuove linee d’indagine, conducendola ad acquistare nei mercatini foto di bambine ritratte nel giorno della prima comunione e a giustapporle a quelle degli alberi. Le immagini delle giovani donne, elegantemente ritratte nel candore dell’abito bianco, delle scarpette di lacca, dei guanti di pizzo, dei veli immacolati, esprimono solida verticalità e fierezza, come i tronchi spogli che non si piegano al rigore della brutta stagione, ottimisticamente aperti ad un futuro che si immagina sereno e fiorito.
Après-ludes è un progetto realizzato tra il 2004 e il 2006, in tre momenti distinti, convergenti però verso una lettura finale unica (Trittico Sposa bambina): la bucolica rievocazione di paesaggi campestri attraverso le fotografie originali dell’artista toscano e la loro trasposizione pittorica (In compagnia degli alberi # 1,2,3, tecnica mista e acetato su tela), i ritocchi pittorici sulle foto ricordo della prima comunione (la serie delle Spose bambine, tecnica mista su acetato e carta velina), i delicati Après-ludes, piccoli scrigni contenenti oggetti ricordo (guanti, scarpette, merletti), realizzati su cartone con immagini fotografiche ritoccate con colori acrilici, garza e cera.
La pianta cresce nel tempo e nel tempo si forma, stagione dopo stagione rincontra la primavera e richiama in sé la vita. Anche le bambine, simili qui a tante piccole spose, sembrano alludere alla vita, quella che verrà e che le vedrà donne e madri, dopo l’età dell’innocenza e la stagione spensierata dei giochi. La Meoni colora il bianco, che è il colore sfumato dei ricordi, con nuovi cromatismi appena accennati di pastello, restituendo agli incarnati delle bambine e alle cortecce secche il sangue e la linfa vitale. Il passato riemerge improvviso ed è già presente, in questi piccoli ritratti di mondi antichi, ingenuamente pittoralisti, sospesi tra Fogazzaro e Gozzano, che solo lo scatto di un qualche fotografo di cerimonia ha potuto rendere eterni, immortali.
gaetano salerno
mostra visitata il 16 giugno 2006
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