The Breathing Factory è un viaggio all’interno dell’anonimato delle industrie tecnologiche all’avanguardia. Mark Curran (Dublino, 1964) si reca, armato di macchina fotografica, videocamera e taccuino, alla scoperta degli ambienti nell’ultramoderna fabbrica dell’HP, complesso dotato dei più recenti sistemi messi a disposizione dalla tecnica.
Macchine e persone. Poche persone. Ritorna il tema del rapporto macchina-uomo, che a partire dalle rivoluzioni industriali ottocentesche perseguita la vita dell’operaio, sostituito di volta in volta da bracci meccanici più potenti e efficienti. Ma l’omologazione e la serialità non sono i tratti principali delle fotografie e dei video dell’artista; la sua ricerca s’incentra piuttosto sulla conoscenza dell’umanità e sull’apparente senso di pulito che circonda questi luoghi.
Curran da anni insegue i complessi capovolgimenti sociali del contemporaneao, in particolare quelli che riguardano l’Irlanda, suo paese di origine e nuova mecca per l’industria tecnologica. In questa esposizione però si dedica ad un argomento comune a qualsiasi società moderna. Le fotografie dei lavoratori ritratti nella fabbrica sono accompagnate da interviste che l’artista ha tenuto con gli addetti ai lavori: Susan, Una, Ger, Mark, Lionel e Rui. Le fotografie sono appese ai muri con delle pinze. In Gowning Room 1 camici e calzature bianche sono poste su stampelle.
Il rigore che aliena le persone e la ripetitività dei bracci meccanici appaiono espliciti invece in Tiger, 12 minuti di video che ripetono ossessivamente il movimento automatico delle macchine, senza la speranza di una fine determinata. Solo un piccolo alberello verde viene offerto come tenue illusione di sopravvivenza.
roberta bernasconi
mostra visitata il 3 novembre 2005
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