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Fino al 29.IX.2013 | NELL’ACQUA CAPISCO | Venezia, Ateneo Veneto e Procuratie Vecchie

di - 5 Giugno 2013
Le sale delle Procuratie Vecchie del Sansovino, che si affacciano sullo splendido scenario di piazza San Marco sono la sede espositiva della Hart Foundation che con il Museo CIAC di Gennazzano ha realizzato questa esposizione che ha per tema l’cqua. Attraverso l’incontro tra questo elemento instabile e l’arte si possono stabilire relazioni e raccontare storie talvolta ironiche, ma spesso anche dolorose come nel caso del bellissimo e disturbante lavoro dell’artista guatemalteca Regina Josè Galindo, una delle voci più sovversive dell’arte contemporanea, Leone d’Oro alla 51. Biennale di Venezia (2005) come miglior giovane artista. Questa coraggiosa performer mette in scena delle sconvolgenti rappresentazioni per denunciare i drammi vissuti dal popolo guatemalteco, usando il suo corpo in azioni al limite della sopportazione fisica per mostrare senza vergogna il dolore della tortura e della violenza fisica e psicologica. Qui l’acqua è quindi un elemento di tortura e il corpo sottile dell’artista è fustigato dalla furia di un getto che le viene sparato addosso.

Gregorio Botta usa invece l’acqua come memoria letteraria e nel piccolo video contenuto nella sua casa-scultura di ferro una mano tenta di scrivere sull’acqua l’epitaffio che si trova vergato sulla lapide della tomba di Keats nel cimitero acattolico di Roma «Questa tomba contiene i resti mortali di un giovane poeta inglese che, sul letto di morte, nell’amarezza del suo cuore, di fronte al potere maligno dei suoi nemici, volle che fossero incise queste parole sulla sua lapide: “Qui giace uno il cui nome fu scritto sull’acqua”». Simone Pellegrini evoca l’elemento liquido in un bellissimo lavoro grafico che è una sorta di simbologia esoterica di grande potenza e raffinata visionarietà estetica. Alberto di Fabio sembra scomporre  pittoricamente le particelle delle molecole che compongono la massa acquosa in una serie di acquerelli dai colori rarefatti, Annie Ratti costruisce una sorta di laboratorio in cui l’elemento liquido viene distillato e analizzato mentre la giovane Laurel Hollomann dipinge un mare che come un’onda non riesce a rimanere compresso nello spazio della tela invadendo parte della parete, Donatella Spaziani realizza un pavimento di piastrelle in cui i disegni dei corpi sottili e sinuosi di giovani donne si muovono con i tipici movimenti morbidi di chi si trova dentro l’elemento liquido. Bellissima la sala con il mare nero fatto con le camere d’aria tagliate di Paolo Canevari, un lavoro con cui l’artista, giovanissimo, ha esordito nel 1991 nella galleria di via delle Mantellate di Stefania Miscetti e che è ancora un piacere guardare. Ancora pittura a olio per Gioacchino Pontrelli e fotografia per Andrea Galvani, Simone Cametti e per una Bruna Esposito in stato di grazia che incanta e commuove con il bellissimo lavoro fotografico, esposto nel ricco spazio seicentesco dell’Ateneo Veneto, in cui ha fotografato le persone care della sua esistenza nel riflesso cangiante e prezioso di una perla nera e una perla bianca.
Perfetto il contrasto visivo di questo suo delicato lavoro con il disturbante video di Paolo Canevari in cui il dolore è rappresentato dall’acqua che esce da un rubinetto sotto cui l’artista si lava le mani e che, a poco a poco, da trasparente diventa rosso per trasformarsi in un inquietante fiotto di sangue cremisi. Due sedi per una mostra che parla di relazioni, equilibri e rapporti giocati sul rapporto con l’acqua intesa come zona sospesa, un luogo mentale in cui trovare risposte e visioni.
Paola Ugolini
Mostra visitata il 31 maggio
Dal 29 maggio al 29 settembre 2013
Nell’acqua capisco a cura di Claudio Libero Pisano
Sedi: Ateneo Veneto, S. Marco 1897 (Campo San Fantin) e Procuratie Vecchie, Piazza San Marco 153/a
Orari: dal martedì alla domenica dalle 10.30-18.30
Info: 041 5224459, info@ateneoveneto.org

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