Antitesi affascinante, quella di un fotografo che non è più in grado di vedere l’intera perfezione delle cose. Da qui come cieco è la condizione in cui si pone l’artista. La riesplorazione di certi luoghi diventa il punto formale attorno al quale vengono proposte le ventisette foto in esposizione. Il titolo della mostra, in lingua tedesca (Von Hier An Blind) c’introduce in questo universo d’intimo approccio alla fotografia. L’artista veneto Teodoro Lupo (Treviso, 1975) proviene evidentemente da un’esperienza e una sensibilità sviluppata durante la sua permanenza in Germania, Paese nel quale vive dal 2002.
Solo piccole porzioni delle fotografie contengono uno spazio visibile. Niente lunghe esposizioni, ma luce artificiale atta ad illuminare parte del soggetto. Lupo si aggira per la città, s’insinua tra gli edifici decadenti e i grattacieli più moderni, scopre la natura che apparentemente li circonda. Alcune tra le fotografie presentano una voluta sfocatura, che fa compiere all’occhio un vero sforzo per vederci meglio. Nessun soggetto umano si presenta davanti all’obiettivo dell’artista, che reagisce a questa scelta intitolando ogni scatto con un nome proprio di persona.
Immagini ispirate alla natura, immagini del cemento. Fotografare il buio per scoprire cosa vi si può intravedere. L’accecamento come stimolo alla messa a fuoco. Le opere, che dialogano anche a coppie, contengono degli spazi di luce che nitidamente si fissano nell’immagine, contrastandosi magari con un cielo viola o con le prime luci dell’alba. L’artista si pone lì, da dove non vede, e tenta di tradurre le immagini attraverso l’apparecchio fotografico. In Philippe, ad esempio, l’intero rettangolo della fotografia è carico di luce calda che invade una semplice vegetazione spontanea.
In Alex invece, solo l’imponenza della parte superiore di un building ultrageometrico appare sulla superficie della foto, lasciandone i contorni nel buio totale.
La complessità della mostra, introdotta da un potente titolo in caratteri gotici, risponde all’esigenza dell’artista di essere tradotto e interpretato, processo che spesso la tecnica fotografica, carica di mille significati, rende difficoltoso.
roberta bernasconi
mostra visitata il 10 marzo 2007
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