Sono passati dodici lunghi anni dal timido debutto degli Oasis. Il singolo era Whatever, accompagnato da un video in bianco e nero girato in un pacato interno con band e quartetto d’archi intenti al playback della canzone. Da quel lontano 1994 i fratelli Gallagher non hanno smesso di occupare le pagine dei principali tabloid, più per risse, matrimoni e dichiarazioni al vetriolo che non per meriti musicali.
Plagi più o meno ammessi di Beatles e Burt Bacharach, concerti abbandonati dopo solo tre pezzi, tournèe interrotte per litigi famigliari, dischi mediocri: nulla di tutto ciò ha mai distolto un singolo fan dall’amore per i terribili fratelli inglesi.
Ed è proprio ai sostenitori più accaniti che il gruppo dedica Stop the clocks, il primo greatest hits, un disco doppio con le canzoni migliori scelte dai musicisti stessi.
Ad accompagnare il lancio della raccolta, una nuova versione della storica The Masterplan, singolo di punta dell’omonima antologia del 1998 e già b-side della celeberrima Wonderwall.
Per il video, Ben & Greg, registi per la famosa casa di produzione Partizan, scomodano addirittura uno degli old master della pittura inglese: L.S.Lowry. Mancuniano come la band, l’artista cantore della Manchester della rivoluzione industriale calza a pennello con le liriche di Noel Gallagher. Ed ecco che intorno ai suoi famosi Coming out of school, Street Scene, Pendlebury, The prayer meeting e Football ground nasce tutto un mondo, animato con grande maestria, che non rinuncia a pagare tributo ai veri Fab four (la scena dell’attraversamento della strada alla Abbey Road, e la banda che suona in divisa da Sgt. Pepper).
Il video vede protagonisti i cinque membri della band, intenti a passeggiare per la città disegnata (da notare, il passaggio allo stadio, con la partita del Manchester City, squadra di cui i Gallagher sono azionisti di maggioranza nonché tifosi fin dall’infanzia). C’è posto anche per un live sotto un tendone da circo, animato alla perfezione dal duo creativo. La tavolozza è rispondente al cento per cento a quella usata dal pittore, la texture dell’animazione è calda e pastosa, nuovi disegni e vecchia pittura convivono al meglio.
La realizzazione tecnica è ottima, così come l’impatto visivo, perfettamente aderente alle atmosfere Oasis e all’iconografia mancuniana. È il video, il vero Masterplan.
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