Cosa affascina di più della dimensione onirica? Del totale abbandono della psiche a mondi misteriosi rinchiusi nei meandri delle creature viventi? Quell’universale comun denominatore precluso allo stato cosciente che si palesa solo li dove la veglia cede il passo al sonno? Con la poetica surrealista, agli inizi del secolo scorso, la dimensione onirica venne messa in luce come veicolo privilegiato dell’espressione dell’inconscio, quindi dell’autenticità dell’Io. L’arte, nelle sue molteplici forme, regolava e incanalava i flussi dell’onirico verso lo svelamento delle sue potenzialità. L’avvento della psicanalisi di Freud e Jung, legittimando teoricamente lo stato di “incoscienza” come luogo archetipico dell’Essere, fu empiricamente tradotto nelle pratiche artistiche contemporanee. Il Sogno, da allora, spesso è stato oggetto d’attenzione e di studio. Si pensi a Franco Vaccari, che lo ha definito come il luogo della “migrazione del reale”, o alle indagini di Emilio Fantini, o ancora al “sogno lucido” di Castaneda e Jodorowsky.
La mostra The dream… stati di incoscienza si prefigge di fare del sogno il polo energetico intorno a cui far ruotare gli interventi di ventidue artisti, locali, nazionali ed internazionali, cercando di comprendere come l’atto cosciente di esplorare l’inconscio influenzi le scelte stilistiche ed esperienziali di ognuno. Tra fotografia, pittura, scultura e video, l’esposizione definisce un percorso visivo che stimola l’attività dell’inconscio raccontando le avventure oniriche degli autori. Nei video Cartografías de un suicidio anunciado di Myritza Castillo (Messico) e From the street di Jean Alexander Frater (Stati Uniti), il mondo di Morfeo risulta essere il luogo dove si depositano le paure irrazionali e gli aspetti più reconditi della realtà che sfuggono allo stato cosciente.
L’incubo è il terribile frutto della repressione volontaria di violenze, turbamenti, aberrazioni; materializzato assomiglia alle tele di Veronica Francione (Chieti) con nudi corpi martoriati da tagli e ferite e violati nell’animo o alle immagini alla Hellraiser di Elisa Cella (Genova).
L’irrazionalità derivante dallo stato d’incoscienza provoca sovrapposizioni percettive tra sogno e realtà, la visuale si confonde è ciò che è evocato dall’inconscio si materializza davanti ai nostri occhi, come nella foto Tra me e me di Samantha Miozzo (Padova) in cui la proiezione interiore di se stessa diventa un’immagine disambigua. O in The dream di Javier Albertos Benayas (Spagna), in cui, attraverso l’uso di un flash stroboscopico, gli oggetti derivati dal sogno trovano dimensione nel reale. L’incoscienza come ingenuità, assenza di difese e purezza quasi infantile è rappresentata nelle tele di Julia Schwartz (Stati Uniti) che, dopo anni di attività psicanalitica, ha portato in scena la sovrapposizione emotiva di razionalità e irrazionalità nei ritratti dei malati di mente. Sulla stessa linea di pensiero Lydia Hoffnungsthal (Spagna), attraverso una particolare tecnica che alla pittura associa l’assemblaggio di materiali naturali quali i sacchi di juta, presenta il sogno come il luogo delle fragilità umane.
francesca de filippi
mostra visitata il 1 luglio 2007
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