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Fino al 13.I.2019 | Thomas Braida, Aspettando dentro l’anno del gatto | Centro Arti Visive Pescheria, Pesaro

di - 14 Dicembre 2018
Il titolo di una mostra allestita negli ex locali dell’antico mercato pesarese del pesce che recita “Aspettando dentro l’anno del gatto” appare cosa assai bizzarra. E mi permetto di fare dell’ironia dopo aver letto alcune delle didascalie delle opere che appaiono sul foglio di sala all’ingresso della personale di Thomas Braida – quali Lady stronza, Chiudi gli occhi, casalinga professionista, L’ultimo uccello, Uno serio che cresca i miei figli – e dopo aver conosciuto da vicino il lavoro dell’artista negli anni del mio soggiorno veneto, quando lui era ancora uno degli allievi del professor Di Raco. Una buona dose di humor, mixata ad un’ottima conoscenza della storia della pittura europea, si riscontra nelle tele di Braida, sia di enorme che di piccolissimo formato, colme di passato, presente, pathos, tormenti e sogni, con un’attenzione ai particolari che mettono in risalto sia lo sfondo naturalistico che l’aspetto più fantastico e vaneggiatore della mente.
Sin dall’esterno, attraverso le grandi vetrate dell’ampio ambiente del Loggiato del Centro Arti Visive Pescheria, si riescono a scorgere i lavori di Thomas Braida esposti anche nello spazio dell’attigua Chiesa del Suffragio. Il titolo all’ingresso desta immediatamente curiosità: Aspettando dentro l’anno del gatto. Si parla del 1975 – l’anno del gatto, appunto, secondo l’astrologia cinese – e dell’album di Al Stewart, da cui poi l’omonimo singolo, partorito naturalmente in quello stesso anno. Un riferimento all’oriente e ad una misteriosa figura femminile corsa fuori al sole in un abito di seta come un acquerello nella pioggia che non ha dato tempo per le domande ma si è fatta seguire fino a far perder l’orientamento. Il collegamento è diretto quando si entra in mostra e facilmente si nota la presenza preponderante del gentil sesso, che poi così gentile non appare.
Thomas Braida, ASPETTANDO DENTRO L’ANNO DEL GATTO, Centro Arti Visive Pescheria Pesaro, 2018, foto di Michele Sereni
Nel ristretto corridoio in salita, che mette in comunicazione il Loggiato con la Chiesa, un piccolo olio su carta intitolato Lady stronza che raffigura una donna senza volto, con le braccia conserte che stringono al petto un mazzo di fiori, vestita con un abito bianco che potrebbe esser di seta come quello della canzone di Stewart. Chiusura e prepotenza, ma anche dolore e protezione verso se stessa, emergono dalla ragazza la cui posa austera, a tratti sacerdotale, si avvicina e si distacca allo stesso momento dall’amazzone de La pantera de Marghera, una guerriera che ha appena sconfitto una creatura mostruosa, con la sigaretta nella mano sinistra e il bastone appoggiato alla spalla destra. Attira l’attenzione del visitatore, non troppo lontana dalla pantera, una figura maschile, scimmiesca e corpulenta, coperta di tatuaggi e seduta su di un ramo di un albero: Tizio, l’imbarazzante gigante molesto. Il tale sembra voglia scoprire, togliendole il panno che ne nascondeva la nudità, una piccola donna sdraiata sull’erba, in mezzo ad una natura che è raccontata in tutti i suoi dettagli ed è disturbata dalla molestia in atto. L’andamento della composizione è diagonale, così come lo è l’evoluzione di Clangori, una rivisitazione della Battaglia di San Romano di Paolo Uccello, meraviglioso esempio della passione prospettica di uno dei protagonisti della scena artistica fiorentina del XV secolo. Braida conosce e movimenta qualcosa di già visto, qualcosa di già noto alla retina allenata, riproponendolo con grande abilità pittorica e trasferendolo nel contemporaneo. I tempi del dipingere si sono modificati così come la luce ha mutato il suo aspetto, impressa nella tela; le pennellate che donano bagliore alle figure conferiscono moto e pathos, accendendo i riflettori su un passato che si rivive ora senza ripetersi in maniera identica. Le visioni e le inquietudini dell’uomo entrano nei dipinti privi di chiarezza e noia per permettere a chi li guarda di addentrarsi in un mondo nuovo in cui si riconosce qualcosa ma non si è consapevoli del tutto. Non ci si commuove mai è il titolo di un’altra delle opere di Braida e rappresenta una natura deturpata e attraversata da un’oscura e sinistra ombra. Questa è a mio parere l’asserzione focale. In questo dipinto l’uomo non è presente ma lo è stato e lo sarà, continuando a distruggere se non imparerà a commuoversi e a riflettere sulle proprie rovinose azioni. Le creature orribili raffigurate in molte delle tele in mostra non sono altro che coloro che vivono senza lacrime e coscienza.
Milena Becci
Mostra visitata il 17 novembre
Dal 17 novembre 2018 al 13 gennaio 2019
Thomas Braida, Aspettando dentro l’anno del gatto
Centro Arti Visive Pescheria – Corso XI Settembre 184 – Pesaro
Orari: da venerdì a domenica e festivi h 15.30-18.30, chiuso 25 dicembre e 1 gennaio
Info T 0721 387541 info@centroartivisivepescheria.it www.centroartivisivepescheria.it

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