Categorie: altrecittà

Fino al 21.VIII.2016 | Carlos Casas, Caverne, Pietre e Luci | Lastation, Gagliano del Capo

di - 7 Agosto 2016
A pochi chilometri da Santa Maria di Leuca Gagliano del Capo piccolo centro si è trasformato in un vitale polo contemporaneo e Lastation, è uno dei progetti più interessanti. Ultima stazione delle ferrovie Sud Est da alcuni anni affidata a Ramdom, l’associazione di Luca Coclite e Paolo Mele che ne hanno fatto un polo di residenze, attività artistiche e sede del progetto “Indagine sulle Terre Estreme”.
Al piano superiore negli ambienti amministrativi della stazione e in due spazi del centro storico è in corso la personale di Carlos Casas, Caverne, Luci e Pietre.  Ma per raccontare questa mostra bisogna fare un passo indietro.
Un anno fa Carlos Casas (Barcellona 1974) è stato il protagonista della residenza e dei workshop de “Lastation” e ha esplorato le grotte del capo di Santa Maria di Leuca. In particolare la “Vucca de lu puzzu” (la bocca del pozzo). «Mentre visitavo e filmavo la cava, sono scivolato e caduto. Ho sbattuto la testa su una roccia […] ho perso conoscenza per qualche secondo […] Mi sono lavato con la stessa acqua fresca e il mio sangue, che gocciolava da un taglio profondo sulla mia testa si mescolava con essa. Ero in piedi, su quella roccia, dentro una cava nel punto più a sud-est del tacco dello stivale italiano, esattamente nel punto dove l’Europa finisce».

Una permanenza e un incidente che hanno prodotto una “una trilogia di destini” Vucca, Cava e Faro. Nel lavoro dedicato alla caverna marina, la roccia, l’acqua, la luce che s’insinua, trasformano gli elementi naturali in pura astrazione, color field, enfatizzano il mito della caverna che diventa una questione psichica e sotterranea. Un segno indelebile che si collega al suo ultimo progetto dedicato a un mitico cimitero di elefanti nello Sri Lanka.  Entrambi sono mausolei naturali – «a Vucca sono morto e sono rinato» – legati ai confini della vita e della morte, paradigmi che ci spingono a comprendere la natura umana muovendo dalle radici da cui è emersa.
Regista, artista visivo e sonoro Casas si spinge sempre verso luoghi estremi – Patagonia, lago d’Aral, Siberia – e naturalmente non può che essere stato catturato  dall’estremità di questo lembo di terra. Il video dedicato al faro di Santa Maria di Leuca parte con un orizzonte marino al tramonto attraversato da una barca su cui innesta le riprese all’interno della lampada nel momento dell’accensione che illumina l’ignoto, luogo dove per fortuna si può ancora incontrare l’altro.  
Cava è stato girato nei pressi di una cava tufacea a Giuliano di Lecce,  vicino alla chiesa medievale di S. Pietro Apostolo, nascosta da un campo di erba e di trifogli sui quali la cinepresa scorre prima di entrare dentro lo spazio sotterraneo, un’architettura di pietra aliena dove nel luglio del 2015 Casas ha realizzato una performance live con alcuni dei suoni registrati durante il periodo della residenza.  I rumori e le storie degli spaccapietre hanno lasciato un altro segno profondo insieme alla tradizione delle luminarie che ha citato nella struttura effimera e luminosa  ispirata ai diagrammo ermetici di Giordano Bruno montata in uno del vicoli del paese.
Marinilde Giannandrea
mostra visitata il 30 luglio
Dal 30 luglio al 21 agosto 2016
Carlos Casas, Caverne, Pietre e luci
“Capo di Leuca Fieldworks”
Lastation, Piazza Bitonti, Piazza San Rocco
Gagliano del Capo (LE)
Orari: lun-dom, ore 19-22
Info: www.ramdom.net; www.lastation.it

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