La presentazione della videoinstallazione-performance presso la Wunderkammern di Spello è solo un momento di un progetto cominciato nel 2000 e intitolato <IAZIONI i finite , destinato a durare quindici anni. Lei americana di Seattle (Jodi Sandford, 1955), lui italiano di Perugia (Walter Gosti, 1955), dopo vicine esperienze artistiche hanno deciso di fondere il loro cammino creativo utilizzando un’unica firma. I due artisti si muovono intorno al concetto di pendente, di limitrofo, di intermedio tra due spazi. Concetto ben espresso dalla parola ecotono, mutuata dall’ecologia e dall’antropologia. Attraverso 12 Azioni x 12 Soggetti x 12 Luoghi, Sandford&Gosti intervengono con installazioni in differenti luoghi di diversi Paesi, con opere pensate per ricreare attraverso l’arte uno spazio di confine nel corso del tempo. Le installazioni vengono eseguite sia in luoghi privati che pubblici per una mutua interazione, diffondendosi con ulteriori e parallele azioni, paragonabili ad onde che si sviluppano nel tempo.
A Spello, la mostra dal titolo Da Sponda @ Sponda è composta di tre parti. Un video, che dall’interno dello spazio si proietta all’esterno dell’edificio, trasmette brani di videoconferenze tra l’Italia e gli Stati Uniti, alterate da effetti cromatici durante il processo di trasmissione e ricezione. I suoni sono campionature di rumori reali catturati a Londra, ma si possono facilmente confondere con i rumori provenienti dall’interno dello spazio espositivo. L’installazione è composta da novantanove sassi appesi al soffitto, in perfetto equilibrio tra loro (Riva pendente). Un’elegante idea che ben si compenetrava, durante l’inaugurazione, con la performance: un cambio continuo di vestiti, lasciati poi in spazi differenti, a simboleggiare il destino dell’uomo nella sua condizione di eterno viaggiatore.
La riva pendente, nel suo fluttuare in perfetto equilibrio, assumeva il simbolo del perfetto e agognato rifugio. Un punto d’arrivo che in realtà esiste nella sua fuggevole natura, sorretto solo dalla continua ricerca nel suo divenire. Un arrivo che è fine nella sua temporaneità, una continua transizione tra prima e dopo, passato e futuro, dubbio e certezza. Una dimensione che ben si compenetra con lo spirito di tutto il progetto che, con i suoi interventi in spazi di confine, esprime con l’arte la più intensa dimensione umana.
daniele di lodovico
mostra visitata il 29 dicembre 2005
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