Non è cosa frequente in questo periodo di dilagante e frenetica apertura di mostre, in spazi privati e pubblici, constatare la riuscita di un progetto articolato. Forse sull’onda del riscatto che le città non usualmente coinvolte da importanti progetti curatoriali stanno portando avanti, alla luce di un sistema di produzione dei grandi eventi, Perugia si mette sotto i riflettori.
Nella veste “ritoccata” di Palazzo della Penna, con pieno appoggio delle istituzioni e dell’impresa locale, il capoluogo umbro orchestra un evento completo e in grande stile. L’idea (che, insieme alla curatela, è da riferirsi a Luca Beatrice) si basa sulla ben nota relazione tra arti visive e musica. Prendendo come punto di partenza il 1967, si indaga l’osmotico rapporto, attraverso il connubio attuato nelle copertine degli album, arrivando al traguardo dei giorni nostri.
Dieci sezioni che scandagliano diacronicamente trent’anni della storia della musica evidenziando, volta per volta, le più riuscite sintesi di estro creativo “per occhi e orecchie”. Pur protagonista di tutto rispetto, non c’è solo Andy Warhol ad occupare la scena, anzi il suo contributo collocato tra i capostitipiti, è solo il primo di una lunga serie. Dall’arte Pop, alla quale ci si riferisce abitualmente per gli artisti presi in esame, si passa alla musica pop, ed è questa la scelta dichiarata dal percorso.
Così facendo gli anni ‘70 procedono tra gli intensi ritratti
Se da un lato fino a questo punto l’Italia sembrerebbe messa da parte, o ancorata ad un unico sbandieratore d’eccezione (quel Mario Schifano di Tuttestelle), nel prosieguo le cose cambiano. L’ultimo decennio del secolo sorso e il primo lustro di quello in corso (della mostra si intende) si caratterizzano per uno spirito più “nazionalista”, se si eccettua la straordinaria stagione della fotografia che da Jurgen Teller e Richard Kern tira il suo filo rosso fino a David LaChapelle.
Per non farsi mancare nulla, pregevole è la nota di affidare i testi in catalogo ad esperti dei due settori, che con le loro parole rimarcano il lungo intreccio delle due muse (arte e musica), che flebile in primis nel cuore degli anni ‘50 diventa insostituibile quando il video si eleva a massima espressione iconografica del suono.
claudio musso
mostra visitata il 28 aprile 2006
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...quanti soldi buttati! e poi questo elogio a beatrice? perchè mai? per la parte musicale ha lasciato scrivere chi ne capisce( che furbo, chissà cosa si sarebbe inventato) e per i video anche, e poi la novità dov'è? se non erro, in precedenza, nei dintorni della mia bella città non c'è stata una mostra o due QUASI UGUALE? o per lo meno con spunti PARADOSSALMENTE simili?
ebbravo beatrice, tanto rumore (di soldini anche) per nulla!