Il logo parla chiaro. Gli ideali di riqualificazione, di riassetto, di (ri)costruzione del panorama urbano distruggono, in un attimo (con un solo pugno), ciò che da tempo era entrato a far parte del patrimonio visivo comune. E’ proprio lì, sulle “ex-rovine” della ex-Feltrinelli, che Riccardo Benassi punta l’indice, basandosi sulla presa di coscienza situazionista che la realtà è già spettacolo.
Lo fa organizzando una visita guidata con tutti i crismi: c’è il pullman con l’autista (che indossa un passamontagna nero), c’è la guida accompagnatrice (che ricorda una maîtresse nazista) e infine il gruppo che segue la visita, nel quale alcuni componenti brandiscono bandiere con il logo dell’evento. Il tour si muove, attraverso l’illustrazione di ex-visuali, al ritmo dei rintocchi prodotti dalla guida, l’attrice Giulia Fazioli, quando colpisce con l’asta della bandiera la cancellata dello stabile. “Declino/Destino – Demolizione/Decadenza” è il gioco di assonanza linguistica e dissonanza semantica, che spesso ritorna tra le parole che accompagnano la visita. E sembra una nostalgica, oramai impotente, cantilena dagli accenti psicogeografici.
Ultima tappa del tour è la visione dell’omonima opera video, Decline Decadenza (4’.48). Il videomaker si comporta, per l’occasione, come un disc jockey. Mixa diversi formati video, dalla ripresa diretta (dal balcone di casa sua), alla ripresa digitale di vecchie pellicole Istituto Luce, creando funzionali accostamenti tecnici e tematici, amalgamati ed enfatizzati dai suoni di NedO. Tutto questo gli è possibile scavando nei due più grandi database contemporanei: la rete (internet) e la memoria collettiva. E’ così che, frame dopo frame, le “picconate” di mussoliniana memoria si mescolano con le danze polverose di camion e mezzi meccanici, e che la luce crepuscolare su un orizzonte post-industriale si lega a quella asettica dei banconi nei centri commerciali.
Chissà se il rapporto tra demoliti e demolitori (vittime e carnefici) si risolverà nella realtà – come nel video -, tramite l’intermediazione artistica, con tutta la tenerezza e la poesia che trapelano dalla carezza della pala meccanica sulle macerie? E chissà se in questo caso l’ambasciatore (l’artista) non porterà pena?
Un frase comparsa su Potlatch – Bollettino dell’Internazionale Lettrista – recitava: “L’avanguardia è un mestiere pericoloso”. E noi aggiungiamo: “ma qualcuno deve pur farlo”.
claudio musso
mostra visitata il 6 febbraio 2005
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...finalmente qualcuno che oppone resistenza...
Grazie Riccardo!
complimenti per la mostra : novità per cremona completa nell'organizzazione, precisa nella realizzazione ed alquanto emozionante nella fruizione!!!!!
vai RIKY SEI GRANDE!!!!!!!!!!