Altro che Andy Wahrol, Roy Lichtenstein e pochi altri miti a stelle & strisce. La Pop Art è stato un fenomeno internazionale che ha coinvolto decine e decine di artisti, alcuni in modo totalizzante, altri, come guizzi di comete, per brevi quanto intensi periodi. La Galleria Civica di Modena, dopo aver sondato il fenomeno pop inglese, propone oggi un’imperdibile mostra dedicata alla pop art italiana. Una stagione vasta e complessa, fatta di scuole e gruppi, correnti e arcipelaghi, riportati qui –finalmente!- alla loro unità culturale. Nomi talvolta ignoti al grande pubblico, del quale, si sa, è bene spesso diffidare, tantopiù che nel percorso sono spesso proprio i lavori di dei meno conosciuti a sorprendere maggiormente.
E, a proposito di sorprese, che dire di Tre! (1949) di Gianni Bertini, lavoro che apre cronologicamente la mostra? Realizzata tre lustri prima
L’apertura a materiali extrapittorici è del resto fattore comune a molti artisti, sia in maniera soft -come gli olii su collage di Baj (assai numerose le sue opere esposte)- sia in modo più sensibile, come negli assemblaggi di Barucchello, nelle persiane di Tano Festa, nei neon di Marotta, nelle sagome lignee di Ceroli o nei numerosi décollages di Mimmo Rotella, qui presenti finalmente in esemplari freschi del tempo, e non nell’ennesima –decotta- versione manierata.
Anche Mario Schifano è testimoniato da energici lavori sgocciolanti, pur se l’unica Coca-Cola esposta non ha quella cromia abbagliate che tutti conosciamo. Al contrario
Come detto, anche i nomi meno noti hanno molto da dire, e da stupire. Gianni Ruffi, uno dei tre esponenti della Scuola di Pistoia, propone ad esempio delle sculture in legno tamburato dipinto ad acrilico che stilisticamente sembrano anticipare di decenni i leggeri intagli in polistirolo di Cuoghi e Corsello, mentre in un’altra opera propone un televisore sul quale è dipinto un intervallo Rai dalle cromie assolutamente pop.
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duccio dogheria
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