“Ancora per un certo periodo di tempo, ci rimane la possibilità di venire liberamente ad una decisione, la decisione di prendere un corso che sia diverso da quello che abbiamo percorso nel passato. Possiamo ancora decidere di allineare la nostra esistenza con quella della natura”. Con queste parole Joseph Beuys definiva all’inizio degli anni ’70, il rapporto stretto, ancestrale, che lega lui e la sua arte alle infinite potenzialità della natura. Il “sentire” la natura come forza primigenia, come ente cosmico che regola, se lasciata libera di agire, il ritmo di tutte le cose, considerarla insomma come il soffio di vita che anima il mondo è ben più che semplice reminescenza della cultura romantica tedesca, delle versi di Goethe e Novalis. E’ per Beuys una regola di vita, un senso panteistico che regola ogni essere vivente.
La mostra di S. Marino in questo senso, è un coraggioso tentativo di fare il punto, a distanza di quasi vent’anni dalla morte dell’artista, su quella che può esser definita come l’operazione più spettacolare della sua intera ricerca, quella che D’Avossa ha definito la più grandiosa e regale delle opere che Beuys ha consegnato all’uomo contemporaneo: l’operazione “Difesa della Natura”.
Nato a Bolognano, un piccolo centro dell’Abruzzo nelle proprietà del barone Giuseppe Durini, il progetto prende corpo e si sviluppa nel 1973, sopravvivendo alla scomparsa del suo stesso creatore. Sui terreni collinosi dell’Abruzzo, Beuys sperimenta i vari tipi di coltivazione delle differenti colture agricole, realizzando la piantagione Paradise, vero e proprio paradiso terrestre dove la natura, come l’arte, rientra a far parte della vita dell’uomo. Il progetto prosegue nel 1978, a Pescara, dove grazie all’interessamento di Lucrezia De Domizio Durini avviene la discussione sul tema Fondazione per la rinascita dell’agricoltura e viene presentata ufficialmente in Italia la Free International University of Creatività and Interdisciplinary Research (FIU), fondata dall’artista nel 1974. Sempre in Italia, dalla Puglia e dall’Abruzzo sono nate altre due opere di eccezionale importanza per “Difesa della Natura”: Grassello e Olive Stone, la prima dalla calce bianca di Foggia, la seconda dalla pietre secolari e dall’olio delle proprietà Durini.
Quella presso il Museo d’Arte Moderna di S. Marino è una mostra fatta con pochi pezzi, una mostra in cui pur pesando l’assenza di alcune, essenziali opere, determinanti per la giusta comprensione dell’artista. Ad si rivela una mostra interessante, che presenta, per la prima volta in Italia, un fondamentale patrimonio documentario, fatto di foto, progetti e libretti-i celebri libretti di Beuys- provenienti dall’archivio De Domizio a Milano. Oltre alla scultura Grassello (composta dalla cassa di imballaggio contenente i sacchi di grassello e i libri), sono presenti due video dell’artista, One Hour Drama che mostrano per un’ora una bottiglia di olio e di vino Fiu, prodotte dall’azienda agricola di Durini. La particolarità del video, che sfugge ad una prima occhiata, sta nelle condizioni di ripresa: i video sono girati senza l’ausilio del cavalletto, e rivelano le leggere contrazioni del respiro del cameraman.
Nelle sale della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea troviamo quindi l’atmosfera di quei giorni, l’ombrello colorato, le foto e i progetti che documentano la sua ricerca. Il tutto in meno di 400 mq di spazio che, sicuramente, vale la pena di visitare.
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