Storia, antropologia, letteratura, musica, poesia e ovviamente arte. E’ il mix di una manifestazione d’arte contemporanea che si sta svolgendo a Spoleto.
“Viaggiatori sulla Flaminia” è una preziosa iniziativa, nata dallo sforzo del pittore Franco Troiani e dell’architetto Giuliano Macchia, che da cinque anni a questa parte sta diventando un notevole punto di riferimento per la valorizzazione del territorio lungo la via Flaminia, attraverso il contributo e l’opera di artisti dei nostri giorni. Per l’edizione di quest’anno, intitolata “Giardini ultimi / ultimi giardini”, il “viaggio” sia fisico che mentale coinvolge la città di Spoleto; nelle passate edizioni sono stati protagonisti altri centri lungo la storica Via Flaminia.
Artisti nazionali e internazionali sono ogni anno chiamati per dare il loro contributo
ad opere e installazioni temporanee (fino al 13 luglio) per sottolineare la continua mentalità vitale della manifestazione. Ma Spoleto la “modernità” sembra avercela nel sangue. Non solo la grande raccolta d’arte moderna di Palazzo Collicola che accoglie, tra le tante, opere di Calder, Leoncillo e LeWitt, ma anche nel concetto di ospitalità è stato dato un taglio contemporaneo. L’Albornoz Palace Hotel è divenuto uno dei poli dell’arte contemporanea spoletina. Tappa fondamentale del percorso dei “Viaggiatori sulla Flaminia”, al suo interno ci sono opere di artisti scelti che hanno definito e valorizzato gli spazi integrandosi in perfetta armonia. Anche altri luoghi, come i giardini pubblici, sono diventati una tappa di riflessione e di installazioni di arte contemporanea.
Curiosa la sorte dell’opera di Miniucchi in un aiuola dei giardini “Ippocastani” di Viale Matteotti. E’ stata in passato danneggiata, a testimonianza forse di come ancora “la
Nel Museo Archeologico statale (“Passato e Presente” a cura di G. Bonomi) emerge l’opera di Carrino, con i suoi moduli trasformabili, in corrispondenza con l’affresco raffigurante l’Ultima Cena; crea un parapetto in stretta connessione con quello dipinto, ma nella sua essenzialità non limita la mente a ritrovare nella sua installazione il concetto delle vecchie mura di Spoleto, idealmente nel museo per essere conservate. Carla Accardi, Enrico Castellani, Dadamaino, Nuvolo alternano i differenti linguaggi formali e le modalità espressive (“Continuum” a cura di A. Iori) alle opere esposte nella Pinacoteca Comunale.
Ed ecco la fine del percorso; oltre alle installazioni di giovani artisti umbri è possibile osservare, presso il pian terreno del Palazzo Collicola, l’intervento di Hidetoshi Nagasawa che identifica nella figura del “giardino” il punto culminante del suo percorso creativo. A Spoleto ha proposto un’opera formata da sette travi di legno di sette metri ciascuna piombate all’estremità, incastrate tra loro e sollevate miracolosamente come nel gioco dello shanghai. Nell’estremità ha posto una palma giapponese sacra. Una sublimazione del concetto del giardino originale anche in onore del titolo della manifestazione.
daniele di lodovico
mostra vista il 22 giugno 2003
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