Entrando nello spazio espositivo, l’arte di Nicola Carrino (Taranto, 1932) emerge, chiara e decisa, senza la necessità di elaborate interpretazioni: l’ambiente principale è invaso, letteralmente diviso a metà, da Decostruttivo W. 2005. L’imponente opera, seconda nella trilogia dei “Decostruttivi”, è costituita da tre strutture rettangolari di grandi dimensioni -composte da barre tubolari inframezzate da diagonali- realizzate in acciaio inox molato a mano, allineate fino a formare un unico grande elemento. Un lavoro ingombrante che gioca al contempo con potenza e leggerezza. Il visitatore non solo è invitato a rapportarsi all’opera, ma è costretto a entrarci, dal momento che solo attraversandola si può accedere alla sala successiva.
Da tempo Carrino lavora in contesti ambientali e urbani, con opere che vivono di (e si modificano in base a) spazio, luce, situazioni atmosferiche e movimenti del pubblico. Sculture modulari e componibili che generano una forma e un volume rispetto al luogo e all’occasione contingente, e la cui superficie molata del materiale, riflettendo colori e luci, restituisce le caratteristiche dell’ambiente e rende l’opera unica e non replicabile.
Anche questo lavoro è studiato in base alle dimensioni della sala: la soluzione presente in mostra infatti è solo temporanea e oltretutto una delle possibili alternative individuate per Extra Moenia. A parete si possono ammirare tre progetti su carta, i diversi studi preparatori dell’installazione: quello realizzato e i due rimasti solo potenziali.
La seconda sala ospita i “Decostruttivi/piani”, tre lavori a parete che all’acciaio accostano altri elementi: piani cromatici -rosso per il Decostruttivo 1/05 e verde per il Decostruttivo 2/05– o piani striati in lamiera di ferro per Decostruttivo 1/06. In queste opere a parete è evidente l’effetto della luce sulle superfici molate, che crea un movimento di piccole onde e increspature.
La tridimensionalità è ripresa in Decostruttivo R.1/05, R. 2/05, R. 3/05, tre elementi progettati per la parete, ma poi assemblati a formare una scultura unica.
Il principio concettuale dal quale parte Carrino è il dualismo costruzione/decostruzione, che però acquista un nuovo significato; decostruire per lui è un atto positivo, è costruire, è estrarre e isolare una parte dal tutto, adattare la forma universale alla situazione particolare. Caratteristiche imprescindibili di tutti i lavori sono modularità, scomponibilità e trasformabilità, intese anche come principi evolutivi, regole applicabili non solo all’arte, ma anche a contesti urbani e sociali.
alessandra olivi
mostra visitata il 14 giugno 2007
Fino all'8 dicembre Roma Convention Center – La Nuvola ospita l'edizione 2025 di "Più libri più liberi", la fiera nazionale…
Da Benni Bosetto a Rirkrit Tiravanija, passando per un omaggio a Luciano Fabro: annunciate le mostre che animeranno gli spazi…
Un viaggio in quattro cortometraggi per raccontare quattro luoghi storici di Verona attraverso la calligrafia, la scultura, la musica e…
In occasione della mostra al Centro Culturale di Milano, abbiamo incontrato Nina e Lisa Rosenblum, figlie del celebre fotografo americano…
Andrea De Rosa porta in scena il Dracula nella scrittura di Fabrizio Sinisi: il Teatro Astra di Torino si tinge…
Intervista a Bettina M. Busse, curatrice della prima grande retrospettiva austriaca dedicata a Marina Abramovic: in mostra all'Albertina Museum, le…