Il decumano di Canne della Battaglia è uno dei siti archeologici più suggestivi d’Italia. La sua peculiarità è data dalla chiara definizione strutturale della cittadella -fruibile quasi completamente dal 2000 insieme all’Antiquarium- animata dal selvaggio paesaggio rurale che scende lungo il pendìo fino ai campi coltivati a vigne e ulivi.
Maria Vinella e Lucia Anelli hanno sapientemente sfruttato questo palcoscenico naturale per impiantavi una mostra d’arte all’aperto coinvolgendo emergenti dell’evento barese Gap e nomi già affermati sul territorio.
Inoltrandosi e addirittura inerpicandosi tra i ruderi, colpisce la discrezione con cui gli artisti hanno interagito con le notevolissime memorie preesistenti.
Nel caso di De Gennaro, difficilmente si scorge l’allocazione dei cunicoli in carta di riso, “effimere” dimore animali mimetizzate con la struttura tufacea. Particolarmente raffinata è l’integrazione di un pavimento musivo con frammenti di specchio, che diventano schegge di cielo e luce, di Altobelli (…Paolini e Pistoletto docunt!). Ed arte “colta” (da riferirsi a Paladino) anche per Rizzi: Presenza del tempo nello ieratico gufo-totem in acciaio satinato, dall’esile fisionomia per nulla arcaica. Accompagna il tutto il delicato montaggio sonoro di Giangrande e Teofilo, che fonde cinguettii, gorgoglii d’acqua e stridore d’armi.
Puntano sui contrasti: Liuzzi, con Storia di pensieri in transito, colonne polimateriche multicolori che rompono l’equilibrio monocromo di pietra e sterpaglie; Stramaglia, che sparge sul terreno, come oscure ombre del passato, sagome nere di elmi, spade e armature; De Francesco che sfrutta la simbologia del nastro adesivo; Piarulli, dai provocatori abiti d’epoca protetti da cellophan e naftalina; Fiorella, che inscena un allegro pic-nic tra animaletti rivestiti di alluminio che si cibano di alimenti (escrementi?) fluorescenti, turisti-alieni dal nostrano kitsch psichedelico d’après Jeff Koons.
Non ultimo il mail-artist Basso -sua l’installazione “Keep in touch”(“tieniti in contatto”) dell’agave alto quasi quattro metri, fiore-albero dalla struttura inflessibile, tinto di giallo– con Pelle motore del gruppo CESACOOP: artisti anche solo per passione che realizzano da sempre eventi amabilmente “artigianali”, col convinto supporto critico di Maria Vinella, la quale ha recentemente documentato quest’arte d’impronta mediterranea attraverso una raccolta di scritti che va oltre la mostra in questione.
giusy caroppo
vista il 24 maggio 2004
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