La
mostra di Assisi non si vede, si vive. Avvolti nel silenzio mistico della Basilica
Inferiore, nella Cappella di San Nicola la spiritualità corteggia la bellezza.
Si apre maestosa con un arco a ogiva che attraversa il muro della testata del
transetto. Una volta a botte e un’aula absidata con vele costolonate accoglie
la decorazione che si intravede dai ponteggi.
Si
può salire, a gruppi, e assistere al restauro in corso. È lassù che si schiude
la meraviglia della storia e del genio umano, è lì che si fa esperienza dei
colori di Giotto (Colle di Vespignano, Firenze, 1267 ca. – Firenze, 1337). Infinito è il fascino, per chi
crede e per chi no. Sui ponteggi si vive un’esperienza culturale. E infatti, di
fronte ai colori, fra le transenne e il sapiente mestiere dei restauratori, si
capisce perfino cosa volesse dire Longhi a proposito dell’“inutile rovello
sulla fotografia dell’Alinari”. Perché conoscere un’opera d’arte significa vederla da
vicino, viverla.
Gli
affreschi hanno subito i segni del tempo. Le offese del sisma sono ancora
visibili e l’intervento della Cappella di San Nicola è di grande complessità, ma
già i primi tasselli sottoposti a restauro restituiscono un colore di qualità
altissima. Inaccettabile però pensare che un’opera possa davvero tornare, come
molti erroneamente credono, al cosiddetto “primitivo splendore”. Dal restauro non
si torna indietro.
Tuttavia,
proprio grazie al restauro si potrà far luce sulla paternità della cappella.
Molte circostanze porterebbero a riconoscere Giotto come l’ideatore degli
affreschi, ma se l’esecuzione sia stata affidata alle cure della bottega oppure
no è un nodo che gli storici dell’arte riusciranno a sciogliere solo a fine
lavori.
La
mostra, dislocata nello spazio e costruita sull’(ormai) inscindibile binomio
della valorizzazione e della tutela, prosegue nel vicino Palazzo del Monte
Frumentario, dove sono stati allestiti i supporti didattici multimediali.
Grazie alla tecnologia computerizzata e a una serie di touchscreen che
affiancano le scene degli affreschi riprodotti ad alta definizione, si
riscoprono finanche i primitivi colori dei dipinti, così come li avrebbero
dovuti vedere i primi pellegrini.
In
questa mostra che è già un evento, lo spazio raffigurato da Giotto può
diventare anche un luogo esperibile, aperto alla partecipazione
multisensoriale. Per chi volesse provare ulteriori emozioni, il 3d consente infatti
l’immersione sensoriale nella scena della Conferma della regola. La realtà virtuale ci consegna così
lo stupore in pittura. Con un ponte tra passato e presente, il mondo dipinto
sulle pareti della basilica diventa il nostro mondo.
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