Si vuole che l’Arte Contemporanea inizi con l’Impressionismo, dove i canoni classici sono stravolti da una nuova visione della natura. In realtà sarebbe più corretto dire che comincia con il Romanticismo dove una vera rivoluzione psicologica accompagna e stravolge gli eventi in modo inscindibile, come dice Giuliano Briganti nel suo libro “I pittori dell’immaginario”. Nuovi sentimenti e pulsioni fanno della natura il tema prediletto: incubi e sogni, l’inconscio, il buio, le visioni dei pittori sono i soggetti che si ripetono sulle tele. La celeberrima incisione di Goya, “il sonno della ragione genera mostri” può rappresentare in un’immagine tutti gli incubi, i dubbi che questi uomini vivevano a cavallo del nuovo secolo.
Joseph Mallord William Turner (1775-1851) si trova ad operare in questo contesto, egli è a pieno titolo romantico se si bada alla cronologia dei fatti. Attento osservatore del dato naturale (lesse il “Trattato” di Leonardo?), venne definito il primo pittore paesaggista, perché privilegiò, come il suo conterraneo John Constable, o Caspar David Friedrich, la natura. Una natura primigenia, madre e matrigna al contempo, alla quale ogni autore dà un’interpretazione personale: la malinconia di Friedrich, la natura pittoresca di Constable… Turner dal canto suo magistralmente risolve l’evento naturale attraverso un’impostazione settecentesca per scene, che traspare ancora nascosta dietro le voragini dei burroni, fra i tramonti infuocati nelle Alpi. Un’impostazione scenografica, perché il passato è duro a morire, nella quale ha il sopravvento una spasmodica ricerca della luce che fa di lui un precursore delle ricerche che più avanti contraddistinsero gli Impressionisti.
Cosa vediamo ad Aosta? Non l’opera completa di Turner, ma la raccolta di acquerelli che egli eseguì in due occasioni, nel 1802 e nel 1836, in due distinti viaggi sulle Alpi. Nel Museo Archeologico della città è stata allestita una bellissima mostra dove sono presenti un’ottantina di acquerelli che esplicano in maniera inequivocabile la poetica di Turner. Vediamo da subito che i paesaggi di Turner non sono da ricondurre a quelli di un Constable, i tocchi di luce ed i chiaro-scuri che fanno sprofondare ancora di più nelle tenebre gole profonde ed acque gelide, le piccole figure che come macchioline compaiono a volte negli acquerelli come a voler ribadire la grandiosità della natura…insomma è tutto fuorché tranquillizzante questa natura fatta di velature color ocra o blu cobalto. Vedute, scorci del colle di Bonhomme, delle valli di Chamonix, Courmayeur, il Moncenisio, Chambéry, alcuni nomi delle vallate che ancora oggi troneggiano immutate nel tempo. L’osservatore attento potrà riconoscere profili di luoghi visitati, il Dente del Gigante, il castello di Chillon.
Non si trova pace nelle valli dipinte, si è ipnotizzati da tanta maestria nel saper ricreare atmosfere talvolta inquietanti come nella “Snowstorm” sul Moncenisio del 1820, dove si è quasi attirati ed imprigionati come in una tela di ragno, dove si è quasi tentati di cercare un riparo. È la natura più grandiosa ancora in bilico fra Romanticismo e già catapultata nelle sensazioni dell’Impressionismo per l’ossessione nei confronti della luce.
Un evento di straordinaria importanza se si pensa che sono state raccolte opere che per la prima volta vengono presentate al pubblico italiano. Grazie ai prestiti di alcuni fra i più importanti musei del mondo sarà possibile ammirarle forse per l’unica volta riunite.
Michela Cavagna
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Stavo aspettando la recensione di questa mostra da qualche tempo. Bene!
Turner è l'unico e grande genio dell'arte in GB!!!!
caro Fabrizio, spero vivamente che tu abbia trovato il tempo per andare a visitare questa splendida mostra. A tratti si resta commossi, scossi, incantati, forse inconsapevoli della grandiosità di queste piccole opere...Ivrea è vicinissima ad Aosta! L'8 ottobre è vicino!