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Rivoli, MACRO e MAXXI. La giostra dei direttori è al termine

di - 27 Giugno 2013
La deadline è vicinissima per tutti. Stiamo parlando di tre dei musei italiani più importanti, che nei prossimi giorni dovrebbero annunciare, a turno, le proprie nuove direzioni. A partire dal Castello di Rivoli, la cui situazione attualmente è piuttosto critica, tra Presidenti [Giovanni Minoli, n.d.r.] dimissionari e le agitazioni degli operatori del museo anche per i continui tagli operati dalla giunta regionale Cota, solo per citare le ultime notizie. Al Castello di Rivoli le candidature che saranno sottoposte alla Giuria di Bonito Oliva, Patrizia Sandretto e Francesco Manacorda sono venti. E sono tutte italiane, il che la dice lunga sul cono d’ombra internazionale in cui è caduto il museo e quindi sul suo orientamento futuro. Tra i più accreditati al vertice figurano Marcella Beccaria, già interna a Rivoli come curatrice, e Luca Beatrice, che a Torino gode di ottima visibilità come Presidente del Circolo dei Lettori e che dalla sua ha il sostegno del Presidente della Regione Roberto Cota.
Ma dietro la nomina del nuovo direttore si nasconde, in realtà, un altro problema: l’esito della “Superfondazione”, che dovrebbe mettere insieme GAM, Castello di Rivoli e Artissima, dunque Comune, Regione e Fondazione CRT che in realtà stanno litigando da mesi. Ma se la matassa si sciogliesse,  subentrerebbe solo un unico “head” per GAM e Castello, trasformando automaticamente i direttori in curatori. Forse è per questo che l’application a Rivoli non riporta le candidature di stranieri e di alcuni critici e direttori italiani che invece avevano concorso per altri musei, come Ludovico Pratesi, Cristiana Perrella, Raffaele Gavarro o Bartolomeo Pietromarchi, mentre tra chi ci sta provando ci sono Giorgio Verzotti e Chiara Bertola e invece non c’è traccia della ricandidatura di Beatrice Merz. Vedremo tra pochissimi giorni, o forse tra pochissime ore: l’annuncio è atteso per questa settimana o al massimo all’inizio della prossima.
Forse qualcuno, leggendo il nome di Pietromarchi poco fa, avrà sobbalzato, eppure all’atto pratico il mandato del direttore del MACRO è scaduto, perché la nomina diretta ricevuta dal sindaco ha validità di due anni, la giunta è cambiata e la conferma o meno del ruolo in questo caso dipende proprio dalle disposizioni del primo cittadino. Che come tutti sappiamo a Roma adesso è Ignazio Marino, il quale forse dovrà sostituire la figura di Pietromarchi anche per dimostrare una volontà di cambiamento nella Capitale, pure sotto il profilo della gestione della cultura. Il problema? La continuità. In due anni nessun direttore può fare più di tanto e i continui turn over cui sono sottoposti i nostri musei per i continui giri di valzer politici, è effettivamente un problema. Ma chissà che invece, qui, la soluzione sia attuabile dall’interno, risparmiando diverso denaro: Giovanna Alberta Campitelli, nominata direttore pro-tempore del museo, e persona estremamente qualificata per il suo lavoro come dirigente ai Beni Culturali e Ambientali, potrebbe forse essere la candidata che serve per il nuovo corso dell’istituzione di via Reggio Emilia? Soluzione che darebbe spazio al museo per progetti di curatori esterni, senza però mettere mano alla direzione.
Inoltre, anche qui di traverso ci si mette la Fondazione, che ha già fatto cadere qualche testa, forse quella dello stesso Pietromarchi, chiamato proprio per dare vita alla Fondazione Macro e, prima, quella di Umberto Croppi “dimissionato” dall’assessorato alla cultura (certo, il suo essere fan della Fondazione non è stato l’unico peccato. Più grave fu il passaggio con Fini, che Alemanno gli fece pagare caro). A Croppi subentrò Dino Gasperini che fece grandi e fumose promesse sulla Fondazione. In realtà rimasta nel cassetto o peggio.
Ci spostiamo di qualche chilometro e andiamo al MAXXI, dove le ricerche del nuovo direttore si sono ristrette a cinque candidati, tutti stranieri, ma che non hanno i nomi altisonanti annunciati qualche mese fa. E se la più accreditata pareva essere Jacqueline Buckhardt, anche l’eminente storica e curatrice svizzera ora sembra essere stata accantonata.
Ma chissà se, anche per l’andamento positivo che ha preso il MAXXI – di cui la Presidente Melandri ha dichiarato un aumento di pubblico (forse in eccesso) del 30 per cento – la soluzione migliore non sia soprassedere alla nomina e mantenere le direzioni attuali? Ultimamente il museo va senz’altro meglio: buone mostre e proficui rapporti con l’estero, risultati che mettono in secondo piano la difficoltà di realizzare una programmazione triennale, fatto che scoraggia un qualunque direttore straniero (degno del nome).
La partita, su tutti i fronti, è insomma quasi chiusa. Resta l’incertezza che grava su tutti i musei, che vivono di soldi pubblici sempre più scarsi e di appetiti politici. Vedremo se le pedine si assesteranno gradualmente o se vi saranno scacchi matti.

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