Dettaglio Affresco Ercole Bambino da Civita Giuliana
Dopo anni di dispersione, un prezioso affresco antico torna a parlare, ricollocandosi idealmente nel contesto da cui era stata strappata, la villa suburbana di Civita Giuliana, a nord di Pompei: la storia del frammento con Ercole bambino che strozza i serpenti sembra uscita da un romanzo investigativo, in cui il tempo, le indagini e una paziente ricostruzione degli indizi finiscono per restituire dignità a ciò che era stato sottratto al patrimonio culturale pubblico.
Il frammento, proveniente da una lunetta affrescata collocata nella parete di fondo di un ambiente di culto, era stato asportato illegalmente da tombaroli e immesso nel circuito del collezionismo privato internazionale, fino a riemergere negli Stati Uniti. È nel 2023, nell’ambito di un procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, che l’opera viene individuata e recuperata grazie alla collaborazione tra il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e le autorità statunitensi. La restituzione all’Italia rientra in una più ampia operazione che ha riportato nel Paese 129 reperti archeologici, sulla base del protocollo siglato tra il District Attorney della Contea di New York e il Governo italiano.
Assegnato al Parco Archeologico di Pompei dalla Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, il frammento poneva inizialmente un interrogativo cruciale: da dove proveniva esattamente? Solo successive indagini approfondite, condotte dai funzionari del Parco e supportate anche da elementi emersi nel corso di intercettazioni ambientali, hanno permesso di stabilire con assoluta certezza la sua pertinenza al sacello di Civita Giuliana, un ambiente a pianta rettangolare individuato nel corso degli scavi tra il 2023 e il 2024.
Il sacello, probabilmente destinato a funzioni rituali, presentava un basamento quadrangolare per una statua ed era stato quasi completamente spogliato dai tombaroli: 12 pannelli figurati e la lunetta superiore risultavano asportati, causando una perdita gravissima di dati scientifici e di coerenza iconografica. Proprio qui si inserisce il valore del frammento recuperato. L’affresco raffigura Ercole ancora in fasce mentre strozza i serpenti inviati da Era, alla presenza di Zeus, evocato dall’aquila sul globo, e di Anfitrione. Un episodio che non appartiene al ciclo canonico delle 12 fatiche ma che ne costituisce il presagio, il segno originario della forza prodigiosa dell’eroe.
La collocazione nella lunetta, dunque in posizione sommitale, appare oggi perfettamente coerente con l’ipotesi che le pareti del sacello fossero decorate da un ciclo delle dodici fatiche di Ercole: la scena dell’infanzia avrebbe introdotto visivamente il racconto, fungendo da prologo simbolico. Una lettura che restituisce all’opera non solo il suo valore artistico, ma soprattutto il suo significato narrativo e rituale.
Sono attualmente in corso analisi tecniche sul pannello, volte a chiarire le geometrie e i punti di connessione con i lacerti ancora conservati in situ, in vista di una possibile e auspicata ricollocazione all’interno del percorso di valorizzazione del sito di Civita Giuliana. Parallelamente, proseguono le indagini per rintracciare gli altri affreschi sottratti. Il pubblico potrà tornare ad ammirare l’affresco a partire da metà gennaio, quando sarà esposto all’Antiquarium di Boscoreale, che già ospita una sala dedicata ai rinvenimenti di Civita Giuliana.
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