Categorie: Archeologia

In Egitto ritrovato il Libro delle due Vie, il testo illustrato più antico al mondo

di - 6 Gennaio 2020

I libri illustrati esprimono sempre un certo fascino e ogni libreria che si rispetti dovrebbe averne una buona selezione. Ma questo è un po’ difficile da trovare nei negozi, oltre che da sfogliare. In Egitto è stata scoperta la copia più antica di quello che viene considerato il primo testo illustrato al mondo: un’edizione del Libro delle due vie risalente a 4mila anni fa. La scoperta è stata pubblicata per la prima volta nel Journal of Egyptian Archaeology, già a settembre, in un articolo di Harco Willems, professore all’Università di Lovanio in Belgio e tra i maggiori esperti dei Testi dei Sarcofagi.

Si tratta di una sorta di precursore del corpus di testi funebri raccolto nel famoso Libro dei Morti, insomma, una guida per il caro estinto che descriveva i due percorsi irti di ostacoli, uno via terra e l’altro via acqua, che l’anima poteva intraprendere per approdare al cospetto di Osiride, sovrano e giudice supremo del regno dei morti.

Chiaramente non è un libro come siamo abituati a sfogliarne, visto che questi testi erano incisi sulle pareti di legno dei sarcofagi. Ovvio, visto che dovevano essere letti dai defunti nel corso del pericoloso viaggio negli inferi, durante i quali potevano essere assaliti da ogni sorta di demoni. Per non parlare di fiamme ardenti e custodi piuttosto gelosi. Insomma, una via di mezzo tra racconto di avventura e formula magica rituale.

Sebbene nelle iscrizioni si faccia riferimento a un governatore di nome Djehutynakht, la ricerca di Willems ha rivelato che la bara originariamente conteneva i resti di una donna di nome Ankh, indicata in tutto il testo come “lui” e imparentata con un alto funzionario della provincia. Anche in questo caso, nulla di strano, visto che spesso le defunte venivano chiamate con pronomi maschili, per assomigliare di più a Osiride. Gender fluid ante litteram? Mah.

Dal 2001, Willems ha supervisionato gli scavi nella necropoli copta di Dayr al-Barshā, utilizzata come cimitero durante il periodo del Regno Medio, dal 2055 al 1650 a.C. circa. Gli antichissimi frammenti del sarcofago sono stari ritrovati all’interno di un lungo un pozzo, nella tomba di un antico governatore provinciale egiziano di nome Ahanakhtin già nel 2012. Ma il fragile stato dei manufatti, saccheggiati ripetutamente nel corso dei millenni e attaccati da funghi degradatori del legno, ha impedito agli studiosi di effettuare ricerche e verifiche, almeno fino a ora. Le immagini ritrovate su due pannelli di cedro, infatti, sono state elaborate con DStretch, un potente software in grado di restituire immagini ad alta definizione, hanno rivelato incisioni preziose con figure e geroglifici, nonostante i segni siano perlopiù sbiaditi a occhio nudo.

Sulla base di iscrizioni su altri manufatti tombali che fanno riferimento al faraone Mentuhotep II, che regnò fino al 2010 a.C., Willems ritiene che questo Libro dellle due vie recentemente identificato sia più antico di almeno quattro decenni delle altre versioni precedentemente conosciute del testo e già ritrovate in Egitto.

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