Credit: Danilo Campanaro & Giacomo Landeschi, Antiquity Publications Ltd
Altro che scenari futuristici e città volanti, la VR si può usare anche per fare un tuffo nel passato, letteralmente. Due archeologi italiani, Giacomo Landeschi e Danilo Marco Campanaro, rispettivamente professore di archeologia e storia antica all’Università svedese di Lund e dottorando in archeologia presso il medesimo ateneo, hanno ricostruito la Domus degli Epigrammi greci di Pompei attraverso la tecnologia di Realtà Virtuale. Grazie ad appositi visori, i “visitatori” potranno non solo entrare nella domus ma anche “viverla”.
Nello studio, pubblicato sull’ultimo numero della rivista Antiquity, si fa riferimento alla possibilità di immedesimarsi negli abitanti della casa, chiaramente prima della drammatica eruzione del Vesuvio del 79 a.C., aprendo nuovi scorci sull’architettura dell’epoca e sulle sue funzioni, oltre che sperimentando in prima persona quali elementi d’arredo e decorazioni dovevano catturare maggiormente l’attenzione, monitorando i movimenti oculari dei visitatori moderni che esploreranno lo spazio in VR. «La realtà virtuale viene spesso utilizzata per migliorare l’esperienza del visitatore in un museo o in un sito archeologico», ha dichiarato ad Haaretz Landeschi. «Questo è un obiettivo molto nobile ma volevamo dimostrare che, insieme ad altre tecnologie, può essere utilizzato anche come strumento di ricerca, piuttosto che solo come uno strumento educativo».
La Casa degli Epigrammi si trova nell’area nord orientale dell’antica città, in prossimità di Porta Vesuvio. Il luogo riveste una notevole importanza storica, poiché proprio qui, dal tablino della casa, fu staccata la prima pittura rinvenuta a Pompei: la raffigurazione di una ghirlanda sostenuta da amorini su fondo giallo. La Domus, che è arricchita da numerosi affreschi, venne danneggiata pesantemente dall’eruzione ed è stato necessario un lungo lavoro di restauro per renderla nuovamente fruibile. Ma nel corso dei secoli, molti dettagli più fini dell’architettura romana e delle decorazioni si sono consumati.
Il documento sostiene che gli elementi decorativi di una casa pompeiana sarebbero stati importanti per indicare lo status symbol, con edifici progettati per evidenziare alcune caratteristiche, minimizzandone altre. L’uso di pareti ad angolo o la costruzione di pavimenti sopraelevati, avrebbe fatto sembrare l’interno di una casa più grande e imponente. «I risultati di questo studio mostrano come il proprietario della casa abbia voluto stimolato i sensi del visitatore per trasmettere un messaggio di potere e ricchezza», ha detto a Heritage Daily Campanaro. Per determinare in che modo quei dettagli avrebbero impressionato i visitatori, la ricostruzione in VR della Casa degli Epigrammi Greci ha tentato di riportare l’edificio coperto di affreschi al suo antico splendore.
Il modello digitale è stato generato utilizzando i dati del progetto che l’Università di Lund ha dedicato agli scavi di Pompei, utilizzando droni e scanner laser per mappare un intero quartiere della città antica. Per costruire la versione VR della casa, i ricercatori hanno utilizzato il software 3D Studio Max e hanno importato la casa nel motore grafico Unity, che è alla base di videogiochi famosi come Pokémon Go. Grazie all’analisi spaziale e alla tecnologia di eye-tracking, il team è stato quindi in grado di determinare quali elementi architettonici stavano attirando l’attenzione degli utenti mentre si spostavano nello spazio virtuale. «Il prossimo passo in questo studio potrebbe essere quello di sovrapporre i risultati con la ricerca multisensoriale che include l’olfatto e il coinvolgimento uditivo», ha aggiunto Landeschi.
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