Dopo due anni di lavori di ristrutturazione, guidati dallo studio di architettura ZDA, il Teatro dell’Opera di Stato, uno dei maggiori esempi di architettura neorinascimentale, ha riaperto al pubblico questa primavera a Budapest.
I lavori hanno riguardato tutta la struttura: dall’ampliamento della gamma di possibilità sceniche dei meccanismi del palco, alla ristrutturazione di porte e finestre, dagli impianti elettrici, antincendio e informatici a quelli di riscaldamento.
Gli architetti hanno cercato di preservare lo spirito originale dell’edificio con l’aiuto della modellazione 3D ad alta tecnologia, grazie all’aiuto di The Greypixel in collaborazione con MadeByLight.
Insieme, il team ha simulato copie digitali iperrealistiche dei due spazi principali del Teatro: l’auditorium e la scala centrale.
Greypixel ha gestito la raccolta di dati 3D scansionando sia l’auditorium sia la scala principale da un capo all’altro dell’edificio. Dopo aver elaborato e rimodellato le scansioni, MadeByLight ha acquisito il modello simulato per procedere con il progetto illuminotecnico.
Una delle sfide incontrate nello schema di illuminazione invece, è stata preservare l’atmosfera storica con “aggiunte moderne”. Per prima cosa, era impossibile contare sui bruciatori a gas originali, che emettevano un bagliore fioco, e nessun disegno del lampadario e delle applique originali è sopravvissuto. La soluzione, quindi, era installare lampade robotiche sulle caratteristiche di illuminazione esistenti, una vera e propria sfida, come ha raccontato Ferenc Haász, il lead lighting designer del progetto.
Costruito da Miklós Ybl tra il 1875 e il 1884, durante il regno di Francesco Giuseppe I (1848-1926), il Teatro dell’Opera di Stato, in stile neorinascimentale con elementi barocchi, è arricchito con affreschi e sculture di Bertalan Székely, Mór Than e Károly Lotz. Venne inaugurato il 27 settembre 1884, dopo nove anni di lavori.
nel 1886 ospitò la prima assoluta del Trio per pianoforte e archi n. 3 di Johannes Brahms, mentre dal 1888 al 1891 fu diretto da Gustav Mahler.
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