Categorie: Architettura

architettura_personaggi | Aaron Betsky, oltre gli edifici

di - 1 Febbraio 2008
Aaron Betsky, già direttore del Netherlands Architecture Institute (NAI) di Rotterdam e, dallo scorso anno, direttore del Cincinnati Art Museum, curerà la 11esima Mostra Internazionale di Architettura: Out There. Architecture Beyond Building.
La frase di Betsky che percorre tutta la comunicazione relativa alla nomina è: “Gli edifici del nostro tempo, nonostante i proclami e gli sforzi, non riescono a farci sentire a nostro agio nelle mutevoli necessità della contemporaneità. Dobbiamo essere disposti a usare ogni forma, immagine e tattica che ci aiuti a inquadrare, capire e organizzare un mondo che è in costante mutamento. La sostanza che alimenta questa trasformazione dobbiamo assorbirla dall’arte, dall’architettura del paesaggio, dall’interior design, dai media emergenti e dalla letteratura. Non dobbiamo lasciare che gli edifici soli protagonisti diventino la tomba dell’architettura, ma impegnarci per realizzare un’architettura che sentiamo nostra, che ci aiuti a capire e a rappresentare il mondo in cui viviamo”.
A quanto pare, con continuità rispetto alla réclame finto sociologica della densità urbana offerta dalla gestione Burdett, l’architettura degli edifici ancora una volta non comparirà in laguna. Sperando di interpretare correttamente una posizione pur tutta da sviluppare, l’atteggiamento di Betsky sembra un invito culturale opposto al meccanismo ormai insopportabile della architettura delle star. Ci piace giudicare il claim della mostra di architettura come una conseguenza dell’affaticamento prodotto dai consueti edifici autoreferenziali, così adeguati ai format e ai palinsesti della più facile comunicazione, così fedeli copie delle fattezze dei loro autori.
Lo stesso Paolo Baratta, Presidente della Fondazione Biennale di Venezia, afferma: “La nostra scelta rappresenta la volontà di osservare l’architettura in modo nuovo e caratteristica fondamentale della rassegna sarà quella di non lasciare sviluppare l’idolatria dell’edificio, ma di valorizzare l’impegno di un’architettura che aiuti a capire e rappresenti il mondo in cui viviamo”.
Proviamo infatti a leggere il cauto invito rivolto da Betsky all’architettura, ad assorbire dall’arte, dai media emergenti e dalla letteratura, nel senso di un’educazione anglosassone. Ci sembrerà allora una denuncia piuttosto esplicita della presunzione dell’architettura delle star e della loro ignoranza riguardo le istanze che emergono dalla contemporaneità. Purtroppo, questi personaggi generano contenuti veloci perfetti per le modalità attuali della comunicazione. Contenuti già mille volte ripetuti non appena vengono generati.
Ma la bolla di consenso che in questo modo avvolge le cosiddette star è un prodotto esclusivamente mediatico. E serve solo a separare l’architettura dalle persone e dalla vita di tutti i giorni.

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dal 14 settembre al 23 novembre 2008
11. Mostra Internazionale di Architettura – Out There. Architecture Beyond Building
a cura di Aaron Betsky
Info: www.labiennale.org/it/architettura

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  • ho visto zaha hadid in cantiere. l'obesità contenuta a stento in una fusciacca di seta porpora. una immagine in cui ho rivisto i suoi edifici falsi. la cui dinamicità è ottenuta con l'uso più gretto e pesante delle tecnologie più tradizionali. ho visto i suoi compensi e la capacità dei suoi edifici di costare 8 volte più del calcolo iniziale. liberiamoci da questa feccia almeno culturalmente. liberiamoci da una classe di amministratori capace di riconoscere solo il pacchiano ed il greve queste ampie dimensioni firmate buone solo per farsi scudo. olte gli edifici? si. oltre quelli orribili che ci vengono imposti.

  • Stella.... brilla altrove e taci!!!
    Basta a dire questo è brutto e quello pure lavoriamo ed innoviamo ed osiamo.
    Liberiamoci dal vecchiume che appesantisce le città.

    O-S-I-A-M-O

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