Image credit: Leonardo Condor
A Maiorca, fare la spesa può non essere un gesto ordinario. Nel cuore del porto di Pollença, Minimal Studio ha infatti trasformato un supermercato in un’installazione architettonica radicale: un esperimento di brutalismo applicato alla quotidianità. Il nuovo Voramar Supermarket, ribattezzato Plastic Box, ha appena ricevuto il Gold Award ai Japan International Design Pioneer Awards 2025 nella categoria Commercial Spaces and Exhibitions, consacrando il progetto come una delle architetture commerciali più visionarie dell’anno.
Realizzato come un monolite di cemento grezzo, il supermercato riprende il linguaggio severo e materico del brutalismo modernista. Al suo interno, banconi scultorei, scaffali in acciaio e pavimenti lucidati dialogano con la luce che filtra da un soffitto composto da oltre mille cassette di plastica, disposte in una griglia modulare che si estende su tutta la superficie e genera un movimento nello spazio che entra in perfetto dialogo con le texture del resto dell’ambiente.
Le cassette, provenienti da contesti industriali, sono al tempo stesso simboliche e funzionali: ospitano sistemi di ventilazione e raccolta dell’acqua piovana, oltre a un impianto di illuminazione LED che proietta ombre geometriche in continuo mutamento.
Il risultato è un ambiente austero, quasi sacrale, in cui luce e superfici diventano parte di una narrazione sulla ripetizione e la modularità del consumo. I prodotti – pochissimi e molto distanziati l’uno dall’altro – emergono dalla luce degli scaffali e spiccano non per la marca, non per il colore ma per il fortissimo contrasto con la sobrietà dello spazio.
Minimal Studio descrive Plastic Box come «Un dispositivo concettuale più che un esercizio estetico». L’esperienza della spesa diventa un atto contemplativo, una coreografia del quotidiano in cui il gesto di scegliere un prodotto si intreccia a una riflessione sulla produzione di massa e sull’efficienza industriale.
La facciata spoglia, caratterizzata da scuri portali di ingresso, contrasta con la luminosità dell’interno, evocando la sensazione di attraversare una soglia netta, enfatizzando il senso di spaesamento che si prova entrando in un supermercato. E mentre da fuori il cemento opaco suggerisce ordine, il ritmo delle forme modulari dell’interno diventa quasi ipnotico, spezzato solo dal dialogo silenzioso fra materiali così diversi fra loro.
Proprio in questi giorni Carsten Höller, artista tedesco e ideatore del ristorante Brutalisten a Stoccolma, ha annunciato la chiusura del locale e il trasferimento in Italia e l’apertura di altri pop-up, oltre alle altre sedi temporanee già esistenti di Los Angeles, Seul e Parigi. «Non potremmo essere più orgogliosi di ciò che abbiamo realizzato a Brutalisten Stoccolma», ha scritto in una lettera ai clienti. «Non vediamo l’ora di chiudere con voi questo ultimo capitolo in bellezza». A dicembre verrà servita la reinterpretazione del tradizionale tavolo natalizio svedese, il julbord, e l’ultimo servizio avrà luogo il 20 dicembre 2025.
Nato da un manifesto pubblicato nel 2018, Brutalisten si fonda su una filosofia estrema: cucinare ogni ingrediente – vegetale, animale o fungo – soltanto con acqua e sale, senza alcuna aggiunta. Un gesto essenziale che è riuscito a far breccia sul pubblico e sulla critica, inventando a tutti gli effetti la Brutalist Cuisine. «La cucina brutalista non è sinonimo di mancanza di raffinatezza ma di mancanza di combinazione di ingredienti diversi e di impegno verso la purezza».
Entrambe le realtà mirano a eliminare il superfluo per mettere in scena ciò che di solito resta invisibile: la macchina che sostiene la nostra quotidianità. Oggi, il brutalismo torna a essere un linguaggio critico, non più ideologico ma esperienziale. Minimal Studio ne propone una lettura poetica e ironica, trasformando un supermercato in un luogo di riflessione, dove la luce e la materia dialogano come in un museo. Brutalisten, dal canto suo, traduce questa stessa riflessione all’interno di un’esperienza culinaria.
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