Eravamo ormai abituati a guardare i magnifici disegni di Zaha Hadid senza la certezza di capirne il contenuto. Un misto di ammirazione per la grafica, e di suspense per la realizzazione; questo probabilmente il motivo che ha spinto molti a dubitare sulla fattibilità di questi magnifici progetti. Eppure le opere realizzate, per quanto piccole e rare, fugano ogni possibile malevolenza: sfido chiunque a rimanere impassibile nella visita, ad esempio, del Vitra Fire Station, gioiello di espedienti catalizzanti nuove percezioni dello spazio.
In questa mostra ogni incertezza può decadere. Le opere sono presentate in tutta la potenza della sua celebre grafica, ma accompagnata con illustrazioni più leggibili, e modelli. In definitiva, le informazioni sono sufficienti per capire contenuti e procedimenti progettuali, fino a darne quella sensazione di appropriazione che da anni inseguiamo sulle pubblicazioni.
Pregevole l’allestimento, che con superfici sinuose si sfoglia nei rigorosi spazi delle caserme dismesse; ma dallo spessore dell’autrice potevamo aspettarci anche di meglio.
Ampia la trattazione, con due sale dedicate alla recentissima produzione, progetti vincenti in concorsi di tutto il mondo (ed in Italia a Roma e Salerno) spesso inediti; ed una sala illustrativa delle molteplici attività dell’architetto anglo-irachena.
“Si tratta di un ritratto a 360 gradi di questa artista così complessa e poliedrica – spiega il Direttore generale della DARC, Pio Baldi – approdata all’architettura dopo aver studiato matematica pura a Beirut, e dopo aver frequentato la prestigiosa Architectural Association di Londra. Con questa mostra, omaggio alla genialità della Hadid, prende il via in maniera definitiva l’attività espositiva del Centro, che continuerà anche durante la fase costruttiva dei nuovi edifici”.
In mostra progetti architettonici per luoghi di cultura, come il Centro per le arti contemporanee di Roma; il Rosenthal Center for Contemporary Art di Cincinnati, prima museo statunitense progettato da una donna; La Grande Bibliothèque du Québec, a Montréal; il Temporary Guggenheim Museum di Tokyo, quasi inedito. Ma anche progetti di infrastrutture come il nuovo Terminai marittimo di Salerno; e progetti più svariati come il trampolino per il salto con gli sci a Bergisel o lo spazio espositivo “Mind Zone” al Millennium Dome di Londra.
Molto interesse hanno destato gli arredi, che in breve si sono trasformati in un irresistibile salotto. Sono esposti prototipi di mobili, come i due tavoli in legno “Stalactite” e “Stalagmite” e i due divani “Glacier” e “Moraine”; e prototipi di oggetti di design, come i servizi da tè e da caffè; nonchè i costumi del balletto Metapolis, di cui Zaha Hadid ha realizzato anche la scenografia.
Insomma, nella sede del DARC si sono aperte le danze, e la reginetta del ballo, festeggiata e complimentata dall’intera platea, ha stregato anche i più critici con una personalità forte ed irradiante. Ottima premessa per il centro che si andrà a costruire.
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