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fino al 16.I.2011 | Fresh Hell | Paris, Palais de Tokyo

di - 16 Dicembre 2010
Non è la prima volta che Marc-Olivier Wahler, direttore del Palais de
Tokyo, dà carta bianca a un artista nell’ideazione e cura di un progetto
espositivo. Era accaduto nel 2008 con Ugo Rondinone e l’anno successivo
con Jeremy Deller. Ora, a esser messo alla prova, è Adam McEwen,
artista inglese di stanza a New York, che traduce il proprio sguardo sull’arte
in una mostra complessa, in cui coabitano più di trenta artisti, alcuni
sopravvalutati e altri mai compresi.

Il progetto si apre con tre sculture di pietra
conservate al Musée Cluny. Sono le teste dei re di Giuda che fino al Settecento
decoravano la cattedrale di Notre-Dame. McEwen le mette in connessione con
un’opera di Rudof Stingel, presentata alla 50. Biennale d’Arte di
Venezia. L’artista ricopre una parete di carta alluminio e invita chiunque a
esprimere se stesso attraverso buchi, scritte, post-it, polaroid, chewing-gum.
Il curatore mette in luce un paradosso: l’opera medioevale, nonostante il tempo
e la storia, sopravvive in una teca di vetro; l’opera contemporanea sceglie di
autodistruggersi, dandosi in pasto al visitatore.

A ben vedere, Fresh Hell è, nella sua interezza, una mostra
dialogica, in cui a confrontarsi non sono soltanto artisti e opere ma
generazioni, correnti e punti di vista. Spesso secretati o inafferrabili. Le
installazioni di Barbara Bloom, Maurizio Cattelan e Michelangelo
Pistoletto
, ad esempio, sembrano unite da un filo trasparente.


In Playboy
for the Blind
, Bloom riproduce una copia della rivista erotica sostituendo
testi e immagini con il linguaggio braille. Di Cattelan, Adam McEwen seleziona
una delle prime opere, ben più sottile e ironica degli ultimi progetti. Si
tratta di una denuncia ai carabinieri, nella quale l’artista dichiara il furto
di un’opera invisibile. The ears of Jasper Johns di Pistoletto è un
foto-ritratto in bianco e nero del pittore americano ma tagliato a metà e
privato della parte centrale. Eliminata l’espressione sorridente, rimangono
soltanto le estremità del capo: le orecchie.
Al contrario, sono la presenza e la fisicità al centro delle opere di George
Herold
, Valie Export e Gino De Dominicis. Herold costruisce
un labirinto sospeso nell’aria, obbligando il visitatore a mettersi in gioco,
cercando l’unica via d’uscita possibile. Valie Export, in una serie fotografica
realizzata negli anni ‘70, mette a confronto l’architettura della città e se
stessa. La silhouette dell’artista aderisce agli edifici e si trasforma in
unità di misura. Anche De Dominicis utilizza il proprio corpo e, nel video Tentativo
di volo
, lanciandosi da una rupe nell’acqua, sfida la natura.


Ogni mostra collettiva racconta, indirettamente, gusti e immaginario
del curatore. Il Palais de Tokyo, invitando un artista a realizzare un progetto
espositivo, prova a spingersi più in là. Ne svela la ricerca, le influenze e i
desideri.

video correlati

Carta
bianca a Rondinone

saul marcadent

mostra visitata il 27 novembre 2010


dal 20 ottobre
2010 al 16 gennaio 2011

Carte Blanche à Adam McEwen – Fresh Hell

Palais de Tokyo – Site de création contemporaine

13, Avenue du Président Wilson (zona Iéna) – 75116 Paris

Orario: da martedì a domenica ore 12-24

Ingresso: intero € 6; ridotto € 4,50

Info: tel. +33 147235401; fax + 33 147201531; www.palaisdetokyo.com

[exibart]

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