Capitale della cultura 2002, assieme a Salamanca, Bruges ha interpretato molto seriamente il suo ruolo, organizzando esposizioni, concerti, spettacoli, performances e quant’altro che si susseguono con un ritmo di 2 appuntamenti al giorno circa.
Il ciclo delle grandi esposizioni è aperto dalla mostra al Groeninge. Incentrata sul periodo d’oro tra il 1430 e il 1530, l’esposizione si propone d’indagare quale sia stata l’influenza delle opere di Van Eyck in quella particolare fase di rinnovamento artistico che ha coinvolto praticamente tutta l’Europa, sebbene con risultati diversi.
Nonostante il fatto che lo studio del ruolo svolto dall’arte fiamminga nei confronti dello sviluppo dell’arte mediterranea sia già stato affrontato dalle recenti esposizioni di Venezia, Madrid e Barcellona (Il Rinascimento a Venezia e la pittura del Nord, 1999; El Rinascimento Mediterraneo, 2001), questa di Bruges è tutt’altro che una ripetizione del tema.
La focalizzazione dell’attenzione sulla figura di Eyck è stata determinata, oltre che dalla innegabile importanza della sua arte, anche dalla presenza in loco di un cospicuo numero di sue opere e dei suoi diretti seguaci. A queste si sono aggiunte numerose opere prestate da altri musei europei, sino a costituire il nucleo espositivo di 130 dipinti, tutti di gran valore storico artistico.
Scopo dichiarato della mostra è quindi quello di evidenziare, attraverso puntuali confronti tematici, stilistici ed iconografici, quale sia stata in Europa, in quel periodo, l’influenza fiamminga.
Il visitatore è accolto nelle prime sale dalle opere di Van Eyck: La Vierge au chanoine Van der Paele o il Trittico di Dresda, ma anche ritratti e altre opere. Nelle sale seguenti il confronto tra le opere di artisti fiamminghi, spagnoli, francesi ed italiani permette di seguire la nascita diffusione e modificazione di alcuni temi ed iconografie. Sulle 130 opere presenti, una ventina sono italiane: Ghirlandaio con il volto Santo (1440-1450), presenti anche i Antonello da Messina, Bellini, Perugin e Piero di Cosimo . Tra gli artisti francesi spicca senza dubbio Jean Fouquet, con la sua straordinaria Viérge à l’enfant, mentre tra gli spagnoli non manca Pedro Berruguete e Frey Carlos. I rappresentatni fiamminghi, i più numerosi ovviamente, c’è Petrus Crhistus, Hans Memling, Jan Provvost e Van der Weyden.
Il percorso espositivo è stato attentamente studiato per facilitare la comprensione del tema ai visitatori: suddiviso in 15 tappe tematiche, la mostra si snoda attraverso i locali a misura d’uomo del Museo. I dipinti sono perfettamente fruibili ed avvicinabili grazie ad una sorveglianza garantita da custodi e non da barriere antifurto d’ogni tipo come oramai si vede dappertutto. All’ingresso viene offerto un piccolo libricino (in diverse lingue ma non in italiano) che con puntualità e sintesi permette al visitatore di seguire perfettamente il percorso espositivo, i temi e le singole opere.
All’uscita si ha la sensazione di aver visto un’ottima esposizione, pensata e realizzata con intelligenza, passione e cura.
Silvia Giabbani
vista il 17 marzo
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errata: l'altra capitale della cultura è Salamanca, non VAlencia. Scusate