C’era una volta un artista puro, appassionato, alla costante ricerca di un’emozione da catturare, di una bellezza da ritrarre, di un amore da descrivere. Poi sono arrivati i fratelli Jake e Dinos Chapman e l’hanno smaciullato!
I Chapman sbarcano a Groningen con i loro scherzi irriverenti. Manufatti, pressofusioni e assemblaggi assurdi per espressione e contenuti caratterizzano un’opera priva di mediazione e di elaborazione: un vero e proprio meteorite che si sfracella nel museo cittadino di questa tranquilla e fredda città del nord.
Dalle fuckfaces ai mutoidi, arti, genitali ed organi vari vengono miscelati ed invertiti in fantasiosissime combinazioni.
Soldatini, bambole, modellini, Disney e McDonalds , tutto ricrea quell’immaginario truce e cinico, ma sempre innocente, che solo i giochi d’infanzia hanno.
I “fratellini” sono due monelli pestiferi che si divertono a fare scherzi alla platea. Sembra quasi di sentirli ridacchiare quando una anziana visitatrice si ferma davanti a “Übermensch”, 1995. L’opera è singolare: da una rupe di tre metri pende Stephen Hawkings, il fisico tetraplegico inglese; come se non bastasse, il titolo si rifà proprio a “quella” ideologia della razza ariana!
L’intenzione dei due è chiara fin dalla prima sala dove sono esposti i lavori presentati all’esame di disegno: svogliati schizzi quà e repliche (di Hirst ) là, esposti con tanto di verbale finale: un’evidente presa per i fondelli. Segue una ricca raccolta di fuckfaces, bambole a gradezza naturale con genitali assortiti al posto dei connotati, tra queste “Zygotic acceleration”, 1995. Affascinante la raccolta della grafica di “Disasters of war”, 2001, oscuri palcoscenici calcati da clown, soldati nazisti, cadaveri con contorno di mutilazioni, svastiche e teschi vari. In ordine cronologico, poi, “Übermensch” e “Arbeit Mc Fries (If you eat meat, digest this)” (foto in basso), 2000, infine, e finalmente, il pezzo più pregiato della mostra: Hell, 1999-2000.
La realizzazione di questa visione apocalittica, ispirata da Böchlin e dalle “Cronache di guerra” di Goya, ha impegnato gli artisti per due anni in un lavoro certosino. L’opera si divide in nove terraria di tre metri l’uno disposti a forma di svastica. Centinaia di miniature di soldati nazisti, mutoidi, uomini, brandelli, cadaveri, scheletri, teschi e poi modellini di macchine, capannoni, MacDonalds, recinti e trenini rigurgitati da un vulcano centrale sormontato da un fungo atomico, dipingono
Questi due “signori delle mosche” non ammettono discussioni, o si amano o si odiano. Ma come detestare chi riesce a vivere ancora in questa ingenua e beata fanciullezza?
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