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Fino al 9.V.2015 | Oscar Santillan: To break a silence into smaller silences | Copperfield Gallery, Londra

di - 4 Maggio 2015
Paesi Bassi, ottobre 2014: Oscar Santillan nell’ambito di Performing Gender all’interno del “Dutch Dance Festival” presenta presso il Museo Bonnefanten a Maastricht The Intruder. Su un piedistallo è stata depositata da lui della terra, accuratamente disposta in modo da essere piatta, proveniente dalla cima del Vaals: un monte (322,7 m), anzi il monte olandese. Si tratta, infatti, del punto più alto del Paese, una vedetta nel punto d’incontro con la Germania e il Belgio. Nel museo dei flauti bambini danzano con la piana granulosa fino alla sua ridefinizione: il soffio del loro canto in un accorto rituale ha ridisegnato la montagna dell’Olanda. Gli intenti sono dichiarati: diminuire di un cm l’altezza del Paese.
Regno Unito, marzo 2015. Santillan mostra The Intruder nella sua galleria londinese: questa volta sul piedistallo è presente un pollice della roccia proveniente dal più alto punto d’Inghilterra. Ci troviamo a 978 m d’altezza, presso Scafell Pike, in Cumbria. Nel comunicato stampa si può leggere: “L’altitudine di una Nazione può essere modificata per mezzo di una singola, attenta, azione. L’opera riflette sul modo in cui gli esseri umani hanno imposto le loro categorie culturali alla natura: il più alto, il più grande, il più profondo e così via”. La mostra “To break a silence into smaller silences” passa improvvisamente su tutti i media: Daily Mail, Telegraph, The Guardian, Irish Mirror, BBC News lo stesso giorno dell’apertura. Vari rappresentanti di Enti promotori del turismo in Cumbria accusano l’artista di vandalismo: si citano precedenti di celebri artisti ispirati dall’area (non materialmente, si sottolinea) tra cui J.M.W.Turner, Ruskin, Schwitters e si convocano esperti (cineasti, documentaristi e associazioni locali) per condannare severamente l’operato dell’artista. Santillan replica: «Nella realizzazione di questo lavoro non si sono compiuti danni, atti di vandalismo, scalpellature, o comportamenti inappropriati nei confronti della natura. Sono profondamente in sintonia con coloro veramente interessati alla protezione delle montagne britanniche».

Il gesto, ripetuto in due Paesi così vicini, con reazioni così lontane, riflette sulle categorie date dall’uomo alla natura, e sembra citare l’antico geografo greco Strabone in relazione a tutte le informazioni che memorizziamo (ma non apprendiamo) nello studio della geografia: «Forse non dovrei esaminare così estesamente cose che sono passate, ma limitarmi semplicemente a parlare in dettaglio lo stato attuale delle cose, se non vi fossero su questi argomenti racconti che abbiamo appreso fin da bambini» (Strabone, Geografia. vi, 1, 2).
Santillan riflette sulla geografia, letteralmente la “scrittura della Terra” e ci riesce portando l’attenzione sull’antropizzazione nel pensiero del paesaggio, la proiezione di categorie umane (record in particolare) sulla natura, che fa del paesaggio un semplice habitat in funzione dell’essere umano, una sua protesi.
La pietra a Londra, The intruder, l’intruso, è degna di attenzione dei media nel momento in cui rotolando sfiora qualcuno. E questo moto è causato forse dal passo dell’artista che sale, beffardamente cercando la cima della montagna, forse dalla brezza o dalla marmotta distratta. Pietre che contengono profezie, come nel caso dell’omphalós (l’ombelico) nell’oracolo di Delfi. Corrispondente al centro del mondo era il luogo da cui la profetessa, la Pizia, diffondeva i suoi oracoli. Tuttavia gli ombelichi di Santillan sono più d’uno e risiedono in coordinate insospettabili, come in Afterword (2015) in cui un piccolo frammento di un manoscritto di Nietzsche è ritrovato nell’amata macchina da scrivere del filosofo, la Malling-Hansen.  La briciola di carta, a distanza di un secolo, diviene la soglia per esplorare la danza del filosofo con la macchina, come lui stesso definiva il movimento delle sue dita sui tasti, danza interrogata da un medium convocato dall’artista.

Ma da dove viene The Intruder? In corrispondenza di quale lettera è stato trovato precisamente il frammento di carta in Afterword? Forse non sono queste le domande da porre. A questo proposito il commento di Tolstoj (in The long exile, and other stories) è rimarchevole: «Siamo deliziati dal sapere che la Terra è rotonda e gira intorno al sole, e ci affrettiamo il più rapidamente possibile comunicarlo ai nostri giovani scolari. Ma non è utile sapere che la terra è rotonda, è prezioso sapere come è stata raggiunta questa conclusione». Proseguiva poi così: «Mi è sempre risultato più facile ricordare ciò che la mia bambinaia mi diceva: “alla fine del mondo la terra e il cielo si incontrano”».
La geografia che Santillan esplora è quella delle pietre che costituiscono l’obelisco incompiuto di Assuan (il più alto, se fosse stato innalzato) preservato e trattenuto dal pianeta. Particelle e piccole cose che possono rivelare, anche se invisibile nell’anatomia della terra. E forse Santillan ci accompagna, mano nella mano, di fronte alle piccole cose, proprio dove la terra incontra il cielo, come diceva la bambinaia di Tolstoj. E come ci ricorda Burke: “La geografia si occupa di un argomento terreno, ma è una scienza celeste”.
Chiara Ianeselli
Dal 26 marzo al 9 maggio 2015
Oscar Santillan: To break a silence into smaller silences
Copperfield gallery
6 Copperfield Street
London SE1 0EP
Orari: da mercoledì a sabato dalle 12:00 alle 18:00

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