Per ultimo verrà “la cattura dello sguardo”, ovvero
Blickfang, ma il calendario è zeppo. Inutile parlare -o straparlare- del
futuro dell’arte. Semmai, con tutto quello che il presente propone, c’è da chiedersi cosa sia “oggi” l’arte e “cosa sia accaduto” all’arte. Si consideri la “tranquilla” Vienna di quest’ottobre, e le settimane del design, cioè
Vienna Design Weeks. Ecco un labirinto di eventi, manifestazioni, mostre, installazioni all’aperto e tante occasioni di incontro, tavole rotonde e convegni, premiazioni e altro ancora. Tutto un mondo di cose, di parole e piccole, necessarie utopie. Quasi che non c’è più neppure da consultare la mappa, tanto prima o poi ci si va a sbattere contro. E anche una decina di negozi e boutique fanno parte dell’itinerario.
Questa seconda edizione è lievitata enormemente. Epicentro del fenomeno non poteva che essere il Mak, il Museo dell’Arte Applicata, ricca istituzione ottocentesca del design. Che, a partire dal 1986, cioè da quando è passata sotto la direzione del lungimirante Peter Noever e dopo un salutare restauro, ha anche spaziato nell’architettura e nell’arte contemporanea.
Un ruolo propositivo, sebbene in parte ridimensionato dalla nascita del MuseumsQuartier nel 2001. In questi giorni, una vistosissima illuminazione notturna lungo quella parte del Ring che fiancheggia il Mak si è eretta a epitome dell’intera manifestazione. Si tratta di un’installazione di prototipi di lampioni avveniristici ad accumulo di energia solare, ideati dalla star londinese del design
Ross Lovegrove in collaborazione con l’italiana Artemide, che ha prodotto gli illuminatori. Al Mak, inoltre, notti a tema intitolate
Mak Design Nite, e una mostra dal titolo pertinente:
Axiome. Una parola tratta dal greco antico, per esprimere “ciò che è evidente in sé”, come la bellezza, appunto.
Accanto al museo si è accasato
Design07 – Die Mitte, titolo di una conferenza internazionale dal taglio sociologico. Il luogo è per l’esattezza la Universität für Angewandte Kunst, la rinomata università delle arti applicate nel cui corso di Architettura tiene cattedra anche una celebrità, una
Zaha Hadid che, stando agli studenti, è alquanto “assenteista”. In coda a queste settimane si torna al Mak, dove ha luogo la fiera-mercato del design e del fashion-design, con un calendario ricco di sfilate. Il titolo è dei più scaltri,
Blickfang, tanto per ribadire che una cosa è certa, lo statuto degli oggetti ha un’istintiva strategia della tensione:
la cattura dello sguardo. Intanto, sempre riguardo al Mak circola una voce sulla successione di Noever, la cui investitura direttoriale scadrà definitivamente nel 2009. Una voce non confermata ma neppure smentita -dunque perfetta per essere credibile fino a prova contraria- mormora che sia in arrivo
the artistic director più in vista e discusso di questo 2007, ovvero il Roger Martin Buergel di kasseliana memoria.
Infine, il 19 ottobre prende il via la
Viennale – Vienna International Film Festival. XLV edizione, trecento film in dodici giorni per un pubblico affezionato, esigente e… perdigiorno. C’è qualche novità per questo tradizionale appuntamento autunnale che, come a voler rinverdire il concetto settecentesco delle “arti sorelle”, ha voluto aprirsi a eventi di musica, arti visive e letteratura. Un’occhiata al programma cine e subito spicca uno stimolante tributo a Jane Fonda, sex-symbol ma anche attrice politicamente impegnata, con opere di registi di culto come
Vadim,
Pakula,
Ashby e
Godard, nonché col suo documentario pacifista
Introduction to the Enemy (1974), girato in Vietnam, e un intensissimo
Julia (1977) dell’austro-americano
Fred Zinnemann. Tre Oscar, ma per lei, protagonista, solo il dolceamaro della nomination.