Categorie: Arte all'Arte

Fino al 6.I.2002 | Arte all’arte – Marina Abramovic – Marienbad | Volterra (pi), Ex-ospedale neuropsichiatrico

di - 21 Settembre 2001

La performance di Marina Abramovic a Volterra è di quelle che non si dimenticano facilmente. L’artista slava, nota per il suo ruolo di primo piano nelle sperimentazioni della Body Art degli anni ’70, ha realizzato, in occasione della manifestazione Arte all’arte, un’opera affascinante, che riesce a coinvolgere il pubblico in un’esperienza potente e suggestiva.
L’installazione/performance è stata progettata dalla Abramovic appositamente per il luogo, il padiglione Charcot dell’ex-ospedale neuropsichiatrico di Volterra, e sfrutta dunque l’energia di un ambiente denso di memoria, che porta i segni del suo controverso passato. Il pubblico deve seguire poche, ma fondamentali istruzioni: togliersi le proprie scarpe, mettere le “scarpe da mambo”, fornite all’entrata, ed incamminarsi lungo il corridoio. Già questa banale azione induce i partecipanti attraverso una sorta di iniziazione, li spinge a rendersi disponibili ad una nuova esperienza, a mettersi nei panni -o meglio nelle scarpe- di qualcun altro. Ma non si tratta di calzature normali; camminando sulla lunga passerella di metallo che percorre tutto il corridoio, ci si accorge subito della presenza dei magneti sotto le suole. Il passo si fa dunque incerto, una forza di gravità moltiplicata ci attira verso il suolo, rendendo il percorso più lento e difficoltoso. Il cammino della piccola carovana di visitatori (25 alla volta) si dirige verso il fondo con incedere saltellante e accompagnato dal ticchettare metallico dei tacchi sulla passerella. A destra e a sinistra si aprono molte stanze, alcune vuote, altre animate dalla presenza di performers: sdraiati su dei letti e coperti da lenzuoli, seduti immobili con grandi cappelli a cono. Poi dei letti vuoti, simboli di antiche presenze ed evocatori di morte.
In fondo al corridoio, in una stanza dalle finestre socchiuse, c’è lei: Marina Abramovic. Fasciata in un abbagliante abito rosso fuoco, Marina balla sulle note di “Mambo Italiano”, offrendosi al pubblico come un’icona senza tempo, “diva e clown” (il riferimento alla Mangano è evidente) come viene definita nella presentazione del progetto.
La potenza di quest’opera sta tutta nella capacità di trasmettere energia, emotiva ed intellettuale. Come spesso succede nel lavoro della Abramovic, assistiamo ad un continuo sfasamento degli elementi in gioco: cambia la nostra identità (simboleggiata dalle scarpe), cambia la forza di gravità (i magneti), cambia la percezione del tempo (il passato della vita nell’ospedale e il presente della performance). E l’intrecciarsi di passato e presente è sottolineato anche dalla presenza nel titolo del riferimento al noto film “L’anno scorso a Marienbad” di Alain Resnais. La musica di una vecchia canzone aggiunge un dolciastro accento nostalgico al già forte contrasto creato dalla coesistenza dell’atmosfera angosciante del luogo e della vitalissima immagine della danza di Marina.
Nei prossimi mesi l’installazione rimarrà aperta e visitabile, ma l’artista, non potendo essere sempre presente, passerà la mano al pubblico. Ha infatti aggiunto una riga alle sue “istruzioni per l’uso”: “salite sulla pedana e ballate”.

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Valentina Tanni


”Marienbad” di Marina Abramovic. Volterra, Ex Ospedale Neuropsichiatrico, Palazzina Charcot, orario: sabato e domenica 11-16. Dal 5 novembre su prenotazione: venerdi-domenica 11-16, telefonando all’Associazione Arte Continua tel. 0577.907157; fax 0577 940484, e -mail r.fontana@tin.it.
Ufficio stampa: Rosi Fontana, tel. 050 9711343, fax 050 9711317, e-mail r.fontana@tin.it.


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  • un pensiero per Marina...poter volteggiare, con le mie amiche,sulla pedana
    il 31 ottobre, la notte di Hallowin, con
    lunge e leggere gonne nere, aperte sulle cosce,
    cappelli neri a punta, unghie lunghe adesive colorate
    per graffi-carezze-leggere -leggere. Ascoltare i loro visi allegri
    e guardare le loro risate, annusare i loro passi, toccare le mie risate e gustare questi
    movimenti che si perdono nei suoni.

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