A Roma, girandole rosse per i bambini colpiti dalle guerre: intervista al collettivo DAC

di - 2 Giugno 2025

In una Roma che corre, consuma e dimentica, qualcuno ha deciso di fermarsi e piantare un segno. Rosso. Silenzioso. Alto due metri. È una girandola, ma non un gioco. È il simbolo di un’infanzia tradita, di un’arte che non vuole tacere e di un gesto che rifiuta di spiegarsi con le parole del mercato o della politica. Abbiamo incontrato una voce — anonima per scelta, collettiva per natura — del gruppo artistico DAC, che ha scelto di installare girandole rosse in spazi pubblici come forma di riflessione sulla condizione dei bambini colpiti dalle guerre e, in particolare, su quelli palestinesi. Una forma d’arte che si sottrae al sistema ma entra in dialogo con la città. Una protesta gentile. Un sorriso piantato nel cemento.

Perché proprio la girandola?

«Perché rappresenta il cambiamento. Gira col vento, si ferma, riparte. Mai uguale, come la vita. È simbolo di libertà, ma anche di fragilità. E noi pensiamo ai bambini, alla loro crescita. Se crescono con cultura, intelligenza e consapevolezza, forse domani saranno adulti capaci di evitare guerre, razzismo, fame. La nostra girandola parla di questo».

Credete che l’arte possa ancora rompere il silenzio?

«Oggi l’arte è mercato. È arredamento da parete o da galleria. Noi vogliamo un altro tipo di arredamento: urbano, libero, non vincolato al denaro. Le nostre girandole non sono pensate per essere vendute o conservate in un museo. Nascono come simboli, e vogliamo che restino tali. Un simbolo può fare domande. Anche disturbare».

Non temete che il vostro gesto venga interpretato come politico?

«Noi non siamo un movimento politico. Ma se diciamo che non è giusto uccidere bambini in guerra, non significa che siamo schierati. È il governo che uccide ad essere schierato, non noi. Lo diremmo anche se i ruoli fossero invertiti. Non esistono guerre giuste. È difficile capire come un popolo che ha sofferto l’Olocausto possa oggi restare cieco davanti a un massacro. Ma non stiamo parlando “contro” qualcuno, stiamo parlando “per” qualcuno: per i bambini».

Come scegliete i luoghi dove installare le vostre opere?

«Ci interessa il simbolo del luogo, non la visibilità fine a se stessa. Vogliamo che la girandola venga vista, sì, ma non la attaccheremmo mai al Colosseo. A Roma l’abbiamo installata sul Lungotevere perché da lì si vede tutta la città: Trastevere, l’ospedale, il centro storico, il quartiere ebraico. Un punto vivo, denso di memorie. E poi perché immaginavamo un bambino affacciato da una finestra dell’ospedale che vede una girandola rossa e sorride».

Avete mai ricevuto minacce o pressioni?

«No, nessuna. La girandola è vita, è gioia. Se mai qualcuno dovesse minacciarci per una girandola, significherebbe che qualcosa è davvero rotto. Noi non installiamo per disturbare. Se non dà fastidio, può restare lì anni. A Trastevere l’hanno staccata perché c’erano lavori in corso, ma l’hanno lasciata per terra con cura. Anche questo gesto è un dialogo».

Che reazione cercate nel pubblico?

«Non serve capire tutto. Basta chiedersi: perché è lì? Perché è rossa? Perché una girandola? La domanda è già parte dell’opera. Vogliamo creare un brainstorm — una tempesta di domande. Anche se solo una persona si ferma a chiedersi qualcosa, l’opera ha fatto il suo lavoro».

Nel cuore della città eterna, dove tutto sembra già detto, le girandole di DAC girano in silenzio. Non cercano risposte ma interrogano. Non vogliono essere possedute, ma “viste”. Non sono politica, ma sono posizionamento. Un posizionamento umano, fragile e necessario. Perché il vento, a volte, basta.

Visualizza commenti

  • la prima volta che ho visto grandi girandole al vento di Roma è stato al Cimitero dei Bambini sull'Ardeatina

    perchè non firmarsi? .... questo mi fà riflettere.....

    invitata ad ASSISI il 31 Maggio 2025, dal presidente e Fondatore del Piccolo Museo della PACE, inaugurato nel Giugno 2024-da Padre Gian Maria Polidoro Presidente di ASSISIPAX
    ho partecipato alla Benedizione del quadro che rappresenta un bambino di GAZA circondato da immagini di sangue e morte- dal refettorio della Porziuncola ora è istallato all'ingresso del Museo- con la Benedizione del Cardinale Pizzaballa in diretta da Gerusalemme
    domani arriva a Roma la mia amica ELA GANDHI, ci siamo lasciate in Senato nel Febbraio 2020-dopo l'evento delle DONNE LEADERS nel DIALOGO fra Differenti Religioni-e riprendiamo in VATICANO dopo lo stop causato dalla PANDEMIA- tutte le Religioni sono rappresentate-
    DONNA dell'ANNO 2025-la PALESTINESE RANIA di GIORDANIA

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