Claudia Altman-Siegel, Shinpei Kusangi, “Mindlake,” Altman Siegel, San Francisco, 2018. Photo by Justin Buell.
«È diventato troppo difficile per una galleria di queste dimensioni crescere in questo clima». Dopo 16 anni di attività, Altman Siegel, una delle gallerie più importanti di San Francisco, chiuderà ufficialmente al pubblico il 22 novembre 2025. Ad annunciarlo, sul sito ufficiale della galleria, è proprio Claudia Altman-Siegel. Una decisione difficile, comunicata con orgoglio e tristezza, ma che si frappone alla possibilità di «Ridurre lo spazio o l’impegno a esporre opere concettualmente senza compromessi».
Fondata nel cuore della città nel 2009, la galleria ha sempre posto la propria attenzione su nomi sia emergenti che affermati, con artisti come Lynn Hershman Leeson, Trevor Paglen, Simon Denny, Kiyan Williams, Richard Mosse, Sara Vanderbeek, Koak e Didier William. L’ultima mostra sarà la personale, ancora in corso, del pittore giapponese Shinpei Kusanagi, It is not far to the sea, aperta fino al 15 novembre.
«Quando mi sono trasferita a San Francisco nel 2007, ho trovato una città caratterizzata da musei eccezionali, una comunità di artisti solida e una manciata di gallerie dedicate. Sono stata ispirata dallo spirito imprenditoriale e dalla controcultura della Bay Area e mi sono sentita in dovere di contribuire al suo tessuto culturale», racconta Claudia Altman-Siegel.
Negli anni, la galleria ha contribuito a far emergere talenti internazionali a San Francisco, valorizzando la comunità artistica locale, ma si è anche impegnata a puntare un faro su questioni sociali, con opere che fossero interessanti sul mercato ma che rispondessero al contempo a domande sulla società, ripensando ai soggetti e ai mezzi artistici tradizionali, costringendo lo spettatore ad adottare nuove prospettive.
Il percorso di Altman Siegel è stato segnato da diversi trasferimenti e ampliamenti. Dalla prima mostra in centro, al 49 di Geary, intitolata A Wild Night and A New Road, riprendendo una poesia di Emily Dickinson, al trasferimento nel quartiere Dogpatch nel 2016, nel Financial District della città, fino alla nuova sede a Presidio Heights inaugurata nel 2024: ogni fase ha rappresentato un’opportunità per sperimentare e sostenere artisti con visioni originali. L’attenzione della galleria alla qualità e all’innovazione è stata riconosciuta anche nelle fiere: la partecipazione a eventi come Frieze Los Angeles e Untitled Art Houston ha permesso alla galleria di consolidare la propria reputazione a livello internazionale e di prendere parte continuativamente a importanti mostre e biennali. Dopo 213 mostre e fiere d’arte, il progetto volge adesso al termine.
Solamente il 17 ottobre, la Sean Kelly Gallery annunciava la chiusura della sede di Los Angeles abbandonando definitivamente la West Coast e concentrandosi sulla sede di New York. Negli ultimi mesi, Blum & Poe e LA Louver hanno chiuso le proprie sedi di Los Angeles, come anche Kasmin, Tilton Gallery e Venus Over Manhattan di New York, al pari della galleria Clearing, presente sia a New York che Los Angeles, che ha chiuso ad agosto entrambe le sue sedi. La Fondazione Kadist, inoltre, ha annunciato la cessazione delle sue operazioni a San Francisco.
Si tratta di una contrazione del mercato, particolarmente evidente negli Stati Uniti, che colpisce soprattutto le gallerie di medie dimensioni, che faticano a competere con le grandi realtà. Il mercato americano si trova dunque a vivere un momento di grande instabilità, con il peso dei dazi doganali statunitensi e di una sempre maggiore instabilità finanziaria, politica e sociale che investe il contesto globale.
«Qualche settimana fa, l’artista Liam Everett è venuto in galleria per vedere la mostra dei nuovi lavori di Lynn Hershman Leeson. L’ho trovato in piedi nella galleria, stupito, e mi sono unita a lui, entrambi entusiasti di poter ammirare immagini che non avevamo mai visto prima. Il team della galleria si è unito spontaneamente a noi e abbiamo trascorso diversi minuti analizzando il lavoro e discutendo delle implicazioni della tecnologia e dell’immortalità, dei precedenti storico-artistici di questa opera, del femminismo e di altro ancora. Questo è un esempio dei piccoli momenti di connessione che hanno caratterizzato Altman Siegel», ha raccontato ancora Claudia Altman-Siegel, sottolineando come, sebbene il mercato dell’arte possa essere spietato, il vero cuore di questo progetto sono sempre state le idee, la comunità e la gioia. «La mia speranza è che la galleria abbia portato a voi tanta ispirazione quanta ne ha portata a me», si legge sul comunicato.
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