Biennale Venezia 2026: l’identità queer di Ei Arakawa-Nash sarà il tema del Padiglione Giappone

di - 25 Aprile 2025

Dopo gli annunci di Francia e Gran Bretagna – e in attesa dell’Italia – un altro dei Padiglioni più attesi della prossima Biennale d’Arte di Venezia ha svelato i suoi progetti: a rappresentare il Giappone in Laguna sarà Ei Arakawa-Nash, artista queer nato a Fukushima e attivo da anni a Los Angeles. La scelta dell’artista è stata affidata a un comitato curatoriale guidato dalla Japan Foundation – organizzazione culturale indipendente del governo giapponese e responsabile della gestione del padiglione alla Biennale di Venezia – e composto da figure chiave della scena culturale giapponese: Mami Kataoka, Mika Kuraya, Yusuke Minami, Shinobu Nomura, Akira Tatehata e Meruro Washida. Il curatore della mostra sarà selezionato prossimamente dallo stesso Arakawa-Nash.

Il Giappone ha partecipato ufficialmente per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 1952, inaugurando il suo padiglione permanente nel 1956, progettato dall’architetto Takamasa Yoshizaka. Negli anni, lo spazio ha presentato artisti giapponesi di alto profilo, come Taro Okamoto, Yayoi Kusama, Rei Naito, Tatsuo Miyajima e Chiharu Shiota.

La biografia di Ei Arakawa-Nash

Nato nel 1977 a Fukushima e conosciuto per la sua capacità di rielaborare il linguaggio della performance art, rifacendosi alla grande tradizione del gruppo Gutai, del Fluxus, degli Happenings, della Judson Dance Theater e dell’Azionismo viennese, Arakawa-Nash ha incentrato la sua pratica sull’azione collettiva. Lo dimostrano opere come Mega Please Draw Freely, installazione partecipativa che ha invaso la Turbine Hall della Tate Modern di Londra nel 2021 e che verrà riproposta nella mostra For Children. Art Stories since 1968 al Haus der Kunst di Monaco da luglio 2025.

Ei Arakawa-Nash, Mega Please Draw Freely, Tate Modern, Londra

Questa installazione performativa ha trasformato lo spazio iconico della Turbine Hall in un laboratorio, dove ogni visitatore era invitato a diventare parte attiva dell’opera. L’installazione si sviluppava attorno a una superficie enorme, una parete bianca che fungeva da spazio aperto per disegnare, scrivere e scatenare la propria creatività. La possibilità di agire su questa tela collettiva ha dato vita a un flusso continuo di segni, tracce e immagini, creando un vero e proprio “corpo” di disegni che si è sviluppato con il passare dei giorni.

Ei Arakawa-Nash, Mega Please Draw Freely, Tate Modern, Londra

Docente dell’Art Center College of Design di Pasadena, negli Stati Uniti, Arakawa-Nash ha esposto in spazi istituzionali come il MoMA di New York, il Musee Les Abbattoirs di Tolosa, in Francia, lo Stedelijk Museum di Amsterdam. Ha partecipato a manifestazioni internazionali come Sculpture Project Münster (2017), le biennali di Honolulu (2019), Liverpool (2018) e San Paolo (2012). Le sue opere sono state esposte anche al Padiglione della Georgia, alla 55ma Biennale d’Arte di Venezia, nel 2013.

Anticipazioni del progetto per il Padiglione del Giappone alla Biennale 2026

Per il Padiglione del Giappone alla Biennale di Venezia del 2026, Arakawa-Nash presenterà un progetto intimo e insieme politico. L’artista ha infatti dichiarato di voler costruire un’installazione performativa partendo dalla sua esperienza di padre queer e dal rapporto con i suoi due figli neonati.

Ei Arakawa-Nash con i suoi figli. Foto: Ricardo Nagaoka

«Non avrei mai pensato di poter rappresentare il Giappone alla Biennale di Venezia, dopo aver rinunciati alla mia nazionalità giapponese alcuni anni fa. Adesso mio marito e io cresciamo due bambini che fanno parte della comunità della diaspora asiatica a Los Angeles», ha commentato Arakawa-Nash, aggiungedo una nota cinematografica: la sceneggiatura del film del 1962 Being Two Isn’t Easy, scritta da Natto Wada – autrice e collaboratrice storica del regista Kon Ichikawa – sarà una delle fonti ispiratrici del lavoro veneziano, segno di come l’artista sappia intrecciare poetiche private e riferimenti culturali condivisi.

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