Valeria Celii, Filippo Cognini, Dora Cirioni, GREEN LINE – Nuovi semi della pittura italiana, veduta della mostra, Casa Turese, Vitulano (BN), 2025
Galleria e stamperia d’arte contemporanea fondata da Tommaso De Maria a Vitulano, Benevento, Casa Turese vive e pulsa ai piedi del monte Taburno con grande coraggio, conservando una propria linea e un percorso tramandato in famiglia, poco soggetto alle mode e all’intellettualismo aristocratico metropolitano. Si può discutere su tutto, tranne che sulla coerenza e sulla validità del progetto. Coerenza e coraggio spesso camminano insieme e, in questo caso, si manifestano nella mostra GREEN LINE – Nuovi semi della pittura italiana, inaugurata il 12 aprile e visitabile fino al 30 giugno, organizzata in collaborazione con l’Accademia di Macerata, grazie alla Scuola di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Macerata,delle professoresse e dei professori Paolo Bini, Giovanni Tommasi Maria Ferroni, Rossella Ghezzi, Paolo Gobbi, Maria Mentoni.
L’audacia di questo progetto consiste nel far esporre, tramite una selezione tra il corpo studenti, giovani artisti in formazione, attraverso un percorso espositivo che mette in luce la genesi delle opere iniziali, il primo approccio accademico, insieme a quelle più mature, nate nel corso degli studi. È chiaro che non si tratta di artisti affermati e completi ma di un momento in cui nuovi pensieri, trasmessi tramite la pittura, si affermano come spazio espressivo, sintetizzando in questo luogo quello che domani si vedrà in modo più eterogeneo.
Nove pittori — Lida Cappa, Valeria Celii, Sara Chanoufi, Dora Cirioni, Filippo Cognini, Ilies Mihai Vasile, Maria Teresa Poloni, Cecilia Nicoletta Semeraro e Goliardo Sterlacchini — riuniti in un “hub” di visioni acerbe ma futuribili: la pittura di domani ha oggi un suo spazio. Forse non tutti si affermeranno come artisti, qualcuno potrebbe intraprendere un percorso affine ma oggi abbiamo la possibilità di comprendere come nuove generazioni, non solo anagraficamente, stiano orientando la pittura del futuro.
Credo che alcuni siano già convincenti, secondo il mio modo di concepire la percezione che deve imprimere l’attuale rappresentazione figurale. Altri, pur divergendo totalmente dal mio pensiero, dimostrano una tale abilità tecnica da affermare con sicurezza la pittura figurativa. Altri ancora devono definire meglio il proprio percorso artistico in evoluzione. A mio avviso, si intravedono linee di ricerca ben chiare in alcuni casi, che fanno ben sperare: per esempio, una netta dematerializzazione del soggetto che smembra la realtà circostante, figurandola in una sintesi inconsueta e inafferrabile, come il mutamento frenetico di questo periodo complesso e incerto, sfuggente a una visione d’insieme chiara. Ancora visioni configurate ma ricche di angoscia e indefinite, oppure suoni non udibili e intervalli coloristici illimitati, non percepibili dai soli sensi.
La provincia che si forma e non ascolta l’eco del mercato, che non si capitalizza ma sviluppa un indirizzo indipendente, struttura l’individuo al di là dell’interesse di classe, sagoma calma e sorniona l’essere fuori dal trambusto esistenziale della metropoli. D’altronde, l’attuale regione Marche fu terra d’esilio artistico per Lorenzo Lotto, che lì trovò soluzioni figurative originali, come nel Cristo-vite della Cappella Suardi, dove i «Moduli iconografici tradizionali […] vengono sottoposti a un’audace rielaborazione naturalistica», si legge in Centro e periferia nella storia dell’arte italiana di Enrico Castelnuovo e Carlo Ginzburg, un’analisi geografica e sociale di come l’arte italiana sia stata, nei secoli, un intreccio concreto e progressivo tra centro e periferia.
Ma poi, a nostra memoria, la provincia di Benevento, come quella di Salerno, ha dato e continua a dare molto all’arte contemporanea, nonostante sia decentrata rispetto a ciò che contabilizza una sorta di “qualità” della posizione. Se si demanda tutto al mercato e non al valore dell’individuo, se si circoscrive l’abilità a una determinata area geografica, non si rischia di svuotare la risorsa umana, destrutturando il valore unico dell’essere? L’arte è merce? La merce è priva di significato. Un giovane artista non è merce: è fuori posizione, ha diritto di essere ovunque, non è frutto dell’abitudine alla subordinazione e all’omologazione.
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