Robert Smithson, Spiral Jetty, 1970.
Dopo oltre cinquant’anni dalla sua creazione (anniversario ricorso nel 2020), durante la pandemia la celebre Spiral Jetty di Robert Smithson è diventata una destinazione popolare. Oltre 700 automobili registrate sul sito in un giorno. Questi sono i numeri relativi ai visitatori che ultimamente si sono recati a vedere una delle più significative opere di Land Art al mondo, situata nello Utah. Questo flusso di visitatori ha rinnovato l’attenzione su questo luogo che si distingue per la sua connotazione artistica e, ancor prima, per le sue caratteristiche naturali.
Affascinato dal rosa scuro della costa nord-orientale del Great Salt Lake, nel 1970 Robert Smithson sceglieva il posto che avrebbe accolto la sua prossima grande opera, a Rozel Point, nello Utah. Con la trasformazione della morfologia del territorio, la Spiral Jetty prendeva forma, entrando nella storia come uno dei casi più esemplificativi della Land Art. Insieme ad altri, Robert Smithson aveva intuito il grandissimo potenziale di quella a cui poi sarebbe stato dato il nome di Land Art, o “arte ecologica” come la chiamava Gillo Dorfles.
Con la sua definizione, Gillo Dorfles confermava la sua rara capacità intuitiva svelando l’aspetto più rilevante – e dalla duplice natura, razionale e irrazionale – di questa corrente artistica: quello ecologico. Robert Smithson aveva pensato alla Spiral Jetty come un’opera che sarebbe cambiata col naturale scorrere del tempo, quindi con l’evoluzione del territorio e dei suoi elementi. Infatti, l’artista americano non aveva previsto alcun intervento per il lungo termine, se non una discreta manutenzione. Le rocce basaltiche rosa di questo earthwork hanno trascorso decenni sommerse dalle acque del lago. Riemerse nel 2004, sono state in seguito totalmente scoperte a causa di una grave siccità che interessava la zona. Oggi, grazie a quest’opera si torna a dare maggiore attenzione alla questione ambientale, con una rinnovata consapevolezza ecologica.
Durante la pandemia, i visitatori della Spiral Jetty sono decisamente aumentati. Grazie a un sensore sotterraneo installato nel 2017 possiamo farci un’idea con qualche numero. Da 140 veicoli al giorno si è passati ai 400 nel giro di un anno – che sono poi diventati 700 nel corso dei mesi successivi.
Quindi, la Dia Art Foundation, il Great Lake Institute, lo Utah Museum of Fine Arts e la Holt-Smithson Foundation che insieme supervisionano la Spiral Jetty stanno discutendo nuovi piani in base a questi ultimi dati. Per esempio, si è pensato di dotare l’area circostante di servizi per rendere più agevole e meno impattante lo stazionamento nella zona da parte dei visitatori. Nello Utah, altre mete culturali all’aperto hanno subito le conseguenze negative del recente aumento di visite, per esempio nei casi di atti di vandalismo. Per fortuna, nel caso dell’opera di Smithson si è potuto constatare che i visitatori sono rispettosi della Spiral Jetty.
«Come amministratori del pezzo, il nostro compito non è pensare alla conservazione, ma pensare a lungo termine a Spiral Jetty, per aumentare la consapevolezza su questo iconico lavoro di terra nel nostro stato e anche l’importante ricerca ecologica che accade intorno ad esso», ha affermato Whitney Tassie, curatrice senior dello Utah Museum of Fine Arts. Dal canto suo, il Great Salt Lake Institute attualmente sta portando avanti una ricerca sulle complesse proprietà biologiche del luogo, ancora poco studiato. Così, la pandemia e l’aumentato numero dei visitatori con essa ha contribuito a rinvigorire l’attenzione sull’aspetto naturalistico della Spiral Jetty e dell’area in cui si trova. «Nature is never finished», diceva Smithson. Dal 1970, oggi l’opera di Smithson è ancora incisiva all’interno dell’ambiente, inteso nelle sue dimensioni naturale e sociale.
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