Luca Trevisani, In Bocca, 2021, carta cotone tinta con avanzi di cibo e stampata con agrumi.Photo Credits Giulio Boem. Courtesy l’artista e Pinksummer
È primavera, il risveglio della natura si manifesta con forme e colori inedite cha alterano la percezione dello spazio, come quelle immaginifiche di Luca Trevisani (Verona, 1979) esposte a Lodi nella vetrina di Platea, l’associazione culturale no-profit nata nel 2020 creata da un gruppo di appassionati di architettura e di arte, incastonata nel Palazzo Galeno, dove fa capolino “Notes for dried and living bodies in Corso Umberto”, opera site-specific che rientra nella ricerca recente dell’artista e ruota intorno cortocircuiti visivi e concettuali tra natura e artificio, realizzato in collaborazione con Pinksummer Contemporary Art, Genova.
Luca Trevisani, artista multidisciplinare e docente del corso di laurea in Design della Moda e Arti multimediali dell’Università Iuav di Venezia, con questa mostra apre la nuova edizione del palinsesto espositivo situato nel cuore della movida lodigiana. Da giugno a dicembre 2022, vedremo in vetrina di Platea Maria Vittoria Cavazzana, Alessandro Manfrin, Deborah Martino e Marco Sgarbossa, ex studenti di Trevisani che l’artista ha selezionato con il supporto curatoriale di Giulia Menegale.
L’opera di Trevisani presenta un originale remix di motivi floreali tratti da altri artisti e designer del Novecento, risolti in una nuova texture stampata su grande foglia essiccata: sono organismi viventi artificiali esposti come si trattasse di un pattern di un museo di storia naturale.
Le sue foglie stampate sono fossili di una natura scomparsa di milioni di anni fa, volte a immortalare lo scorrere del tempo, per farsi icone ammiccante che invitano lo spettatore a riflettere sulle trasformazioni e ibridazioni tra natura e artificio. Questi pattern fitomorfici piacerebbero a William Morris (1834-1896), il principale fondatore di Arts and Crafs, movimento artistico e di progettazione internazionale in Gran Bretagna alla fine del XIX secolo, che ha influenzato il Novecento.
Contro l’omologazione, l’impoverimento dell’estetica contemporanea delle Arti decorative e visive e il predominio dell’uomo sulla Natura, Trevisani dimostra che “naturalmente la natura non esiste”, con soluzioni formali germinanti, policrome, capaci di trasformare gli spazi interni in opere ambientali, segni autoreferenziali in cui design e arte s’intrecciano in maniera sorprendente, con la complicità dell’Orto Botanico dell’Università degli Studi di Palermo e il suo curatore Manlio Speciale.
Il tema della nuova programmazione di Platea è la Natura, come luogo di riflessione critica sugli effetti dell’Antropocene, con opere diverse che propongono indagini su possibili coabitazioni tra gli esseri umani e le altre specie viventi, in relazione al paesaggio, al territorio, in cui cultura e artificio possono proporre una ecosofia etica ed estetica insieme.
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