Giovanni Termini, Come la metti sta, 2024. Carrelli in alluminio e rocchetto di cashmere. Photo credit Michele Alberto Sereni
Un nuovo appuntamento con l’arte contemporanea per Pesaro Capitale Italiana della Cultura 2024: sarà visitabile fino al 30 giugno 2024, negli spazi del cinquecentesco Palazzo Tiranni-Castracane di Cagli, Come la metti sta, mostra di Giovanni Termini, a cura di Marcello Smarrelli, direttore artistico di Pesaro Musei. In esposizione negli ambienti storici, ancora più suggestivi per via dei restauri in corso e non ancora ultimati, una selezione di opere dell’artista, di cui una inedita e site specific. Inserito nel calendario di eventi di Pesaro 2024, il percorso espositivo ne segue le coordinate tematiche, incentrate sul rapporto tra arte, natura, tecnologia. Queste rappresentano altrettanti cardini della ricerca dell’artista che – come dichiara lo stesso Termini si nutre «Proprio dei conflitti che cerca, inutilmente, di sedare. Non vedo altri stimoli alla ricerca…». La mostra è promossa da Comune di Cagli e Pesaro Musei con la collaborazione di Cariaggi, storica filatura con sede nel marchigiano, che diede i natali anche al grande maestro Eliseo Mattiacci.
«I segni che il tempo ha impresso nelle splendide sale di Palazzo Tiranni-Castracane in disuso da anni – spiega Smarrelli – creano una profonda risonanza con il modus operandi di Giovanni Termini. Spesso gli intonaci consumati lasciano intravedere la stratificazione degli affreschi, le strutture dei muri e delle volte, rivelando gli artifici tecnici della costruzione, quasi che l’intero palazzo sottratto al flusso del tempo, in virtù di uno scarto concettuale, sia diventato un ready-made, assunto esso stesso dall’artista a opera d’arte autografa». A corredo della mostra, il catalogo Giovanni Termini, Come la metti sta, edito da Arti Grafiche della Torre, con un testo di Simone Ciglia.
Nato ad Assoro nel 1972, pesarese d’adozione, Giovanni Termini «Approccia lo spazio intravedendo il nesso tra le forme da codificare e significare», si legge nel testo che accompagna la mostra. «Per mezzo di questa “proiezione intellettualizzata” l’artista traduce le energie in massa. Com’è ovvio si tratta di una traduzione isomorfa, autodeterminata dagli elementi che la regolano: l’opera è indivisibile malgrado le sue parti continuino a essere scindibili. È come se all’artista interessassero le loro unità di misura ancor più che i loro insiemi. Quanto ai materiali, essi veicolano l’informazione mentre il loro grado di organizzazione ne determina il sistema d’appartenenza». Recentemente Cagli ha esposto una sua installazione all’Accademia Nazionale di San Luca, a Roma, per una mostra collettiva, mentre l’8 maggio sarà di nuovo coinvolto nel programma di Pesaro 2024, per un’altra collettiva a Monteciccardo, Sculture per la comunità.
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