Adalberto Abbate, Noi non ci saremo, 2019, taxidermia e plastica
Il corpo esile e tenace di Regina José Galindo inseguita da un carro armato della Seconda Guerra Mondiale, passa il testimone a “Gli animali”, mostra visitabile fino al 30 novembre allo Spazio Rivoluzione, a Palermo, contenitore indipendente ideato e curato da Adalberto Abbate che rappresenta un luogo di resistenza artistica e civile nel cuore della città siciliana.
Con il video di Galindo prodotto per Documenta 2017, il riferimento alla guerra diventava monito costante, denuncia di una generazione di mezzo costretta a vivere in un conflitto perenne che, in alcune parti del mondo, prende le fattezze esplicite della guerra, mentre in altre resta silente necessità di sopravvivenza fatta spesso di fughe più che di lotte. Invece, adesso, il gruppo di artisti coinvolti da Spazio Rivoluzione nella collettiva “Gli animali” indaga i temi più viscerali dell’essere vivente in quanto creatura pulsionale e istintiva, al di là della sua sovrastruttura culturale e civile spiccatamente umana e, quindi, corruttibile.
Thomas Braida, Andrea Buglisi, Mario Consiglio, Joseba Eskubi, Federico Lupo, Diego Moreno, Gianni Pedone, Laboratorio Saccardi, Antonio Riello, oltre allo stesso Abbate, hanno reso esplicito un rapporto consolidato e testimoniato dall’arte fin dalle ere più remote. Esseri animali soggiogati dall’uomo ma anche difesi strenuamente, contesi e voluti, segnano i contorni di un rapporto da cui non si può in alcun modo prescindere, ma che è, invece, indispensabile saper guardare e cogliere il tutto il suo portato.
«Questa nostra intrinseca bestialità ha bisogno di continue rappresentazioni, di immagini spesso improbabili che tratteggiano ogni sfumatura del nostro vissuto, sondando in profondità la nostra relazione con la natura e con la nostra animalesca anima incompresa», scrive Abbate.
Come scrivevamo già in occasione della sua apertura, è uno spazio che si vuole fermamente indipendente, quello di Piazza Rivoluzione, in cui sono confluiti gli anni di ricerca coerente e viscerale di un artista intrinsecamente legato alla sua terra ma in grado, al contempo, di stringere legami e relazioni con spiriti affini provenienti da tutto il mondo e fatti confluire in questo significativo frammento di città .
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