Categorie: arteatro

arteatro_contaminazioni | Motus

di - 16 Marzo 2010

È
un processo di spoliazione quello messo in atto da Motus attraverso il progetto Syrma Antigònes. Dopo aver vestito il loro teatro di strutture
tecnologiche, di complessi dispositivi scenici e aver esplorato le possibilità
della relazione tra performance live e video, Enrico Casagrande e Daniela Nicolò scelgono di tornare alle loro origini. E lo fanno
con sguardo nostalgico e allo stesso tempo utopico, con quella capacità, tipica
dell’artista, di trovare nelle passioni del proprio passato la giusta lente per
osservare il futuro.
Se il fulcro della loro nuova ricerca è Antigone, la tragedia diviene qui un pretesto per
analizzare il concetto di protesta, tracciando una linea di unione tra i
fatidici “anni di piombo” e le urgenze delle nuove generazioni. Motus utilizza
un nuovo termine per descrivere il proprio lavoro: non performance, non
spettacolo, ma “contest”. Dichiara
in tal modo i propri intenti “politici”, pur escludendo la possibilità di
indirizzare il proprio teatro verso quest’unica chiave di lettura.
Let the sunshine in (contest#01) è
una disputa tra Silvia Calderoni/Antigone
(vincitrice del premio Ubu come miglior attrice under 30) e Benno Steinegger/Polinice, permeata di certa estetica
rivoluzionaria degli anni ‘70 e da un forte sentimento di indignazione verso la
civiltà odierna. Proprio questo sentimento, inserito nel contesto
dell’adolescenza, era stato studiato da Motus attraverso il progetto X (ics)
racconti crudeli della giovinezz
a,
che aveva portato la compagnia a navigare tra periferie e centri sociali per
catturare sentimenti e ideologie delle nuove generazioni.

Let
the sunshine in
vuole traslare
l’indignazione in azione, in combattimento, in resistenza. C’è sullo sfondo la
guerra del Vietnam raccontata dal musical Hair, ma anche il movimento spietato e liberatorio del Living
Theatre
. C’è l’idea di una
comunità che si costruisce su linee orizzontali, escludendo qualsiasi forma di
paternalismo, ma sviluppando in maniera pragmatica il concetto di sorellanza.
Antigone (come la definisce Motus) è immagine di una sorella che rompe “la
rete delle genealogie e delle filiazioni
”, scegliendo di non essere madre ma piuttosto confidente, alleata, “amica
criticamente fedele
”.
Nato
per adattarsi agli spazi come un site specific, durante la replica al centro
sociale Angelo Mai di Roma Let
the sunshine in
prende vita in un
capannone vuoto, diviso a metà da alcune colonne di ferro. Il pubblico è
sistemato al centro dello spazio, in modo tale da disegnare un’area sinistra –
in cui se ne sta Steinegger – e un’area destra, nella quale è posizionata
Silvia Calderoni. A sua volta, la platea è divisa in due blocchi speculari di
sedie: due gruppi differenti di pubblico si guardano e si affrontano proprio
come i due attori. Da una funzione prettamente voyeuristica, lo spettatore
viene messo al centro della tragedia divenendone protagonista, probabile coro
dal quale si sono già separati, con spasmodica rabbia, i due corifei.

Antigone
e Polinice respirano affannosamente, quindi danno inizio alla loro lotta.
Corrono per lo spazio scenico passando tra il pubblico, lasciando oscillare le
loro felpe troppo larghe, le magliette colorate, portando alta una bandiera
priva di senso. Ti piace questa bandiera?”,
chiede Steinegger a Calderoni, poi le dà fuoco e inizia a correre ancora una
volta. Le voci degli attori, amplificate, riempiono lo spazio, si inseguono, si
scontrano con il pubblico. È una lotta con spari, fumogeni, grida, pianti e
banalità giovanili che si trasforma, per mezzo della tragedia, in riflessione
meta-teatrale. Quando un attore crea una figura
potente, raddoppiarla è sempre un pericolo
”, dice Silvia Calderoni analizzando l’immagine di Antigone e dei suoi
interpreti, lasciando che la lotta divenga discussione e scambio di idee.
Si
fa riferimento alle riletture della tragedia di Hölderlin e di Brecht, poi gli
attori si raccontano, si guardano dentro, trovando il loro modo di essere
Antigone o Polinice. Calderoni prende la rincorsa, si avvicina violenta al
pubblico e grida con rabbia smisurata: Io sono
Antigone e vaffanculo!
. La sua voce è talmente stridula e rauca da
ricordare quella del giovane cantautore Vasco Brondi (alias Le luci della
Centrale Elettrica
) che, nel suo
disco Canzoni per Spiaggia Deturpata, strillava la morte
dei Cccp. Esattamente come in quel disco, in Let the sunshine in ritroviamo le fabbriche, le lotte armate, i
bagliori chiari dell’alba resa grigia dall’effetto degli acidi dei rave, dai
fumogeni colorati lanciati da un non luogo verso un non luogo.

Ma,
al contrario di quel disco, i Motus raccontano il sogno utopico di una rivolta tesa
a costruire e non a distruggere. I loro quadri di sangue, anche quando retorici
– vedi i riferimenti abusati a Carlo Giuliani – sono immagini piene di pathos e
speranza. Dopo i caschi, i manganelli, i calci, i pugni, è struggente vedere
l’immagine di Antigone piegata a terra a piangere la morte di un fratello del
quale non vede ancora il corpo; pronosticarne la morte, disperarsi per la
partenza mentre, silenzioso, Polinice/Steinegger lentamente le si avvicina, si
siede a terra, si stende sotto le sue lacrime e chiude gli occhi, rendendo
materiale la sua morte.
Allora
la sepoltura avverrà con i primi oggetti trovati in scena, comprese le sedie
degli spettatori improvvisamente costretti ad alzarsi. Polinice uscirà dalla
sua tomba pallido e completamente nudo, portando a termine quel processo di
spoliazione del quale si parlava in partenza. Da un fuori indefinito, che
travalica ogni struttura teatrale o spettacolare, la voce di Silvia Calderoni
si diffonde leggera mentre intona le note di Let the sunshine in. Il pubblico la raggiunge immediatamente
trovandola in una discarica, dinanzi a un microfono che lentamente prende
fuoco, gli occhi lucidi a trasudare sincerità. Mentre una pioggia di coriandoli
cade dal cielo, gli spettatori iniziano spontaneamente a cantare, al freddo,
alla luce fioca del fuoco, come una nuda comunità riunita attorno a questa
nuova Antigone.

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I
Motus a Danae 2009…

e all’edizione precedente
I
Motus in Cile

matteo
antonaci

spettacolo visto il 5 marzo 2010

la rubrica arteatro è diretta da piersandra di matteo


dal 5 al 6 marzo 2010
Motus – Let the
sunshine in (antigone) contest #1
Angelo Mai
Viale delle Terme di Caracalla, 55/a – 00153 Roma
Info: mob. +39 3294481358; info@angelomai.org; www.angelomai.org

[exibart]


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