“Dicono alcuni che amore è un bambino/e alcuni che è un uccello,/ alcuni che manda avanti il mondo/ e alcuni che è un’assurdità…/ Si può farne una buona imitazione/ su una sega o uno Steinway da concerto?…/ La verità grave, vi prego, sull’amore…./ Busserà la mattina alla mia porta/o là sul bus mi pesterà un piede?…/ Sarà cortese o spiccio il suo saluto?/ Darà una svolta a tutta la mia vita?/ La verità, vi prego, sull’amore”. Negli anni Trenta Wystan Hugh Auden scriveva questi versi. Titolo: La verità, vi prego, sull’amore. Oggi, ispirato da Roland Barthes e Jean Genet, il Gruppo Nanou, nato a Ravenna nel 2003 come spazio di confronto e unione di diverse esperienze artistiche, continua a porsi le stesse domande con Namoro, spettacolo vincitore del concorso GD’A – Giovane Danz’Autore 2004-2005. Il contenitore stavolta è Ipercorpo, rassegna omonima del recente libro di Paolo Ruffini, presentata a Roma dall’associazione culturale SantaSangre, in collaborazione con Kollatino Underground e Viviana Gravano.
Come rappresentare quel periodo che intercorre tra la conoscenza e l’amore? Quando ancora il posto del cuore “è vuoto, ma non si sa da chi sarà riempito”, quando incertezze e silenzi confondono il detto e il non detto? Impadronirsi del lento trascorrere del tempo per allontanare l’azione e dare spazio al sogno di chi si ama, all’immaginario che alimenta il desiderio, questo suggerisce il Gruppo Nanou. E allora due entità sono in gioco: corpo come parola e suono come corpo. Una figura immobile, paralizzata e ipnotizzata dal pensiero dell’oggetto amato, offuscata dalle sua stessa voce che emette pensieri folli che si rincorrono e si sovrappongono, frammentando il discorso. L’altra muta, ma in continuo movimento, incerta sulla direzione da prendere, in lotta con le catene che trattengono il suo busto, le sue braccia e con un equilibrio instabile, difficile da governare. Il corpo, nel suo mutismo, emette una musica straziante. Pazzia e passione, ossessione e tormento, come due lati di una stessa medaglia: questa la fenomenologia e il mistero dell’amore. Il riconoscimento dell’altro per sempre fuori da sé, eppure necessario per trovare una dimensione propria.
I suoni a cura del sound designer Roberto Rettura, scanditi da lunghi silenzi, ricordano stanze che si aprono e si chiudono. Solo oltre quelle porte, nei nostri pensieri, i due corpi riescono a raggiungersi, a trovare pace, forse per completarsi. Sulla scena l’individuo è solo. Solo è colui che riflette e tenta di trovare le parole per esprimersi. Solo è chi accetta di essere osservato e cattura prepotentemente l’attenzione. Ma ognuno chiuso nel proprio spazio, crea e alimenta un’emozione che cerca disperatamente, ora dimenandosi e facendo risuonare il corpo, ora infuriando sulle labbra e dando vita a un corpo inerte, di essere riconosciuta dall’altro e dal pubblico. La performance di Gruppo Nanou lavora con gesti, parole, rumori svuotati di senso per risultare obiettivi, lontani dall’identificazione, lasciandosi catturare nella loro essenza. Namoro, dunque vuole mostrare l’inafferrabile, il sentimento puro e assoluto che fa sentire forte il colpo in quell’alternarsi di sospensione e caduta, che è propria di due anime che si cercano.
link correlati
www.grupponanou.it
www.kollatinounderground.org
www.santasangre.net
paola delfino
spettacolo visto il 17 marzo 2006
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