PHOTO KURT DESPLENTER
Jan Fabre è stato condannato a 18 mesi di reclusione con sospensione della pena – quindi non sarà obbligato a trascorrere il periodo di carcere –, riconosciuto colpevole per sei capi di imputazione, tra cui violenza, bullismo, molestie sessuali sul lavoro e aggressione sessuale nei confronti di una donna. Considerato l’artista vivente più famoso in Belgio, tra i più influenti in tutto il mondo, Fabre non era presente al processo e ha sempre smentito le accuse a suo carico. Come parte della pena, inoltre, gli verranno sospesi i diritti civili per cinque anni, quindi, tra le altre cose, non potrà votare.
«Nella valutazione dei reati di cui è accusato l’imputato, il tribunale ha tenuto conto del contesto specifico in cui tali reati sono stati commessi», si legge in una nota del tribunale. «Il tribunale ha tenuto conto anche del fatto che la libertà artistica è limitata da disposizioni di legge a tutela dell’integrità fisica e psichica dei dipendenti», continuano, osservando come Fabre avesse «Creato un ambiente di lavoro ostile e umiliante all’interno del quale i suoi ballerini dovevano operare».
Nel 2018, in pieno movimento globale #MeToo, 20 persone accusarono Jan Fabre di cattiva condotta e molestie sessuali. Le accuse vennero sottoscritte in una lettera pubblica da otto persone, facenti parte della sua compagnia teatrale Troubleyn, che spiegavano come Fabre li avesse obbligati a danzare in maniera sessualmente esplicita e a farsi fotografare in pose erotiche. Tutte le accuse sono state ripetutamente negate dall’artista. Durante l’udienza, il suo avvocato ha letto una nota scritta a mano: «Mi scuso sinceramente con chiunque si senta ferito, con chiunque si sia sentito male a causa mia. Vi auguro l’anarchia dell’amore e della bellezza».
Secondo la corte, Fabre ha abusato della sua posizione di artista famoso, tra le altre cose, per costringere giovani donne del suo studio a «Umilianti» servizi fotografici di nudo, ai quali la corte non ha riconosciuto valore artistico. «La corte è del parere che l’imputato, nell’ambito della sua leadership artistica, avrebbe potuto dare indicazioni anche in altro modo, ma non lo ha fatto».
“L’uomo che misura le nuvole”, l’iconico autoritratto scultoreo a grandezza naturale, è stato rimosso dal centro d’arte De Singel di Anversa e altre 12 persone hanno avviato un’azione legale contro l’artista. Non sarà invece rimossa l’opera d’arte esposta nella sala delle colonne del Parlamento, come era stato richiesto dal partito di opposizione Vorwett. La decisione è stata comunicata ieri ma la commissione artistica del Parlamento è stata invitata a fornire una spiegazione.
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