La protesta al Solomon R. Guggenheim museum, 22 ottobre 2022
L’arte contemporanea internazionale si schiera per esprimere solidarietà agli attivisti impegnati nelle proteste contro il regime teocratico in Iran, scoppiate a seguito della morte di Mahsa Amini, deceduta dopo essere stata picchiata dalla polizia morale per aver indossato in maniera errata il suo hijab. «Noi, artisti, scrittori, accademici e operatori culturali di tutte le discipline e di vari Paesi, sosteniamo l’appello dei nostri colleghi iraniani a essere solidali con la loro lotta contro lo stato islamico repressivo e dispotico in Iran», si legge in una lettera aperta, recentemente firmata da personalità quali Marina Abramovic e Kara Walker. I firmatari della lettera, pubblicata sulla piattaforma Solidarity for Iran, dichiarano il loro impegno a boicottare le istituzioni governative associate allo stato islamico dell’Iran, affermando che non parteciperanno più a eventi culturali ed educativi. L’impegno, però, è anche quello di creare reti di sostegno per i dissidenti iraniani.
Tra gli altri firmatari, anche gli artisti visivi Cindy Sherman, Barbara Kruger, Kiki Smith, Arthur Jafa, Mel Chin, Nari Ward, Hans Haacke, Matthew Barney, Huma Bhabha. A loro si sono uniti autori illustri in altri settori, come lo scrittore vincitore del premio Nobel Orhan Pamuk e l’attore Willem Dafoe, oltre allo storico dell’arte Robert Storr, il critico d’arte Jerry Saltz, l’attrice Isabella Rossellini, il politico Yanis Varoufakis, il frontman dei Massive Attack Robert Del Naja, l’ex Pink Floyd Roger Waters, il musicista Brian Eno. «Esprimiamo la nostra profonda preoccupazione non solo per i nostri colleghi e studenti nelle sfere artistiche e culturali, che hanno espresso le loro richieste in diverse azioni e lettere aperte, tra cui una recente dichiarazione firmata da quasi 6mila artisti e studiosi iraniani. Ma anche per i cittadini di tutto il Paese, che sta affrontando una repressione statale sempre più brutale, violenta e mortale, con rapimenti, sparizioni, incarcerazioni e molteplici forme di abusi fisici, psicologici e sessuali, torture e minacce aperte di esecuzioni di massa», si legge nella lettera.
La lettera aperta è solo l’ultimo esempio delle varie manifestazioni della scena artistica internazionale. Già a ottobre, il collettivo Anonymous Artists for Iran espose al Guggenheim Museum 12 striscioni su cui era stampato il volto di Mahsa Amini, insieme allo slogan di protesta “Donne, vita, libertà”. Azioni simili sono state organizzate al SFMOMA – San Francisco Museum of Modern Art e al Metropolitan Museum of Art di New York, mentr JR e Shirin Neshat hanno presentato un nuovo progetto di arte pubblica. A fine novembre, era stato diffuso un video, diventato virale, in cui attrici, attori, registi e registe iraniani, con le donne a capo scoperto, fissavano in silenzio la camera. Tra gli autori del video, il regista teatrale Hamid Pourazari e le attrici Soheila Golestani e Faezeh Aeen, che comparivano nella ripresa e che, successivamente, sono stati arrestati, per essere rilasciati solo pochi giorni fa.
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