Categorie: biennale 2003

biennale 2003 – padiglione spagna | Santiago Sierra | Venezia, Giardini

di - 3 Luglio 2003

Chi dobbiamo ringraziare per la scelta di un artista con la fama di “duro” come Santiago Sierra come rappresentante della Spagna alla Biennale di Venezia?
Rosa Martinez, una dei curatori più affermati a livello internazionale, che evidentemente ha voluto dare una svolta rispetto al passato, che non aveva mai visto il padiglione spagnolo brillare per audacia nella scelta degli artisti.
Santiago Sierra ha tenuto fede alla sua fama. L’artista spagnolo, che da 8 anni vive a Città del Messico, ha prima ricoperto con un sacco della spazzatura il nome del paese, inciso sopra l’entrata del padiglione e poi ha sbarrato quest’ultimo con un muro di mattoni, non permettendo a nessuno di entrare. Ai lati due stretti e claustrofobici corridoi pieni di macerie. L’unico ingresso si trova nel retro dell’edificio, ma è riservato solamente a cittadini spagnoli muniti di documento.
Sierra non è nuovo ad azioni del genere e, ovunque va, i suoi lavori -per la maggior parte performances- suscitano sempre infinite polemiche. E’ stato spesso accusato di sfruttamento per aver invitato (pagandole) persone provenienti da ambienti marginali a prendere parte ad azioni molto provocatorie come farsi tatuare una linea sulla schiena o bloccare il traffico con un camion. L’interesse dell’artista è quello di confutare l’informazione “falsata” dovuta all’uso strumentale dei mass media da parte del sistema politico occidentale e mostrare in maniera cruda le realtà più disperate, costringendo lo spettatore a prendere posizione rispetto a problemi come la disuguaglianza sociale, l’emigrazione o la povertà.
Lo fa sbattendo il problema in faccia, arrivando quasi a uno scontro fisico. Sierra non sceglie alcun metodo edulcorato, anzi protagonisti delle sue performance sono persone che vivono fisicamente quelle realtà, persone ai margini della società senza soldi, famiglia e identità sociale.
Nel lavoro ideato in occasione della Biennale Sierra vuol far riflettere lo spettatore sul problema della nazionalità, di confine e ha deciso di farlo impedendo fisicamente allo spettatore di entrare nel padiglione, capovolgendo l’idea stessa di “dittatura dello spettatore”, sottotitolo della mostra internazionale.
Senza documento non sei nessuno per la nostra società, chi non è “tesserato” non esiste. L’artista si interroga sulle metodologie usate dal sistema sociale per imporre a ciascuno come vivere, cosa fare, che mangiare, cosa vedere. Nell’arte di Sierra non c’è alcun risvolto formale. L’arte è uno strumento, una vera e propria arma, che l’artista usa per mostrare i meccanismi di sfruttamento economico e sociale usati dal sistema politico della società contemporanea. Da segnalare l’uscita, in occasione della mostra, di una grande monografia dedicata all’artista spagnolo.

luca lo pinto
mostra visitata l’11 giugno 2003


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