Poco distante dal nuovo ingresso dell’Arsenale, nell’ex mensa, la partecipazione nazionale della Turchia per la Biennale 2003 fa scendere sul campo cinque artisti. Appartengono a generazioni diverse, ma sono tutti fra i trenta e i cinquanta; qualcuno ha già partecipato a una precedente edizione della Biennale e rientra nel numero degli artisti di punta della scena contemporanea turca, altri, più giovani sono alla prima esperienza. Lavorano tutti con i media, il video o la fotografia, dai 35 mm alla foto digitale; c’è chi ripercorre dichiaratamente linguaggi formali d’antan, c’è chi tenta nuove strade. Insomma un padiglione variegato, un po’ scontato, ma tutto sommato interessante.
Delle provocanti tortuosità e degli intrecci linguistici che sottendono, altrove, la cultura turca non rimane quasi niente. Gli artisti si muovono entro gli spazi consolidati delle
Il cortometraggio di Nuri Bilge Ceylan, Cocoon (presentato nel ’95 al 48° Festival di Cannes), è una parabola dell’uomo comune, giunto alla tarda età con al fianco la compagna di una vita. Una vita ai margini del mondo civile, in una sperduta campagna, continua a raccontarsi nei gesti di domestica quotidianità; alcuni fantasmi, alcuni ricordi, una tomba antica sono i logori contrassegni di un pedaggio per il passaggio sulla terra. Girato in 35 mm, in bianco e nero, Cocoon, ben rappresentativo della poetica dell’autore, è un’opera stilisticamente ineccepibile chiaramente legata al mondo della ricerca cinematografica internazionale e forse un po’ dejà vu.
Fra due terre e un fiume ci troviamo in mezzo a questa geografia che penetra nei nostri geni, è il titolo dell’opera di Gűl Ilgaz, che riporta, finalmente limes, nell’atmosfera di Istanbul con i suoi mosaici e le intersezioni di culture diverse. Una grande stampa digitale rappresenta, attraverso collage e montaggi, le due rive del Bosforo e il braccio di mare che è collegamento e separazione tra due parti della città,
Nazif Tpoçuoğlu è presente con una serie di stampe fotografiche. Collegiali smaliziate immerse in irriverenti schermaglie tra libri e pizzicotti parafrasano il mondo pittorico di Balthus. Manierismo e citazione enfatizzano l’atmosfera anomala.
Ergin Çavuşoğlu con una disinvoltura reportagistica esplora il mondo suburbano e notturno della metropoli. Una visione in tre tempi e in tre luoghi diversi della notte conduce lo spettatore presso situazioni di tensione o, ancora una volta, di attesa.
L’opera di Neriman Polat utilizza la fotografia digitale per sondare i concetti di spazio e di passaggio (dal giorno alla notte, di nuovo tra una sponda e l’altra).
Il titolo del padiglione, In Limbo rappresenta il punto zero dell’oscillazione tra i sogni e i conflitti che nelle intenzioni dovevano informare questa biennale. Un limbo fatto di ascolti, dove lo spettatore assiste, un po’ da lontano, a diversi stati di attesa o di sospensione.
link correlati
il Padiglione Turco – In Limbo
Nuri Bilge Ceylan
Ergin Çavuşoğlu
pietro gaglianò
visto il 14 luglio 2003
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