Expatrie, di Iginio De Luca
Dal mio punto di vista la politica nell’arte è sempre
presente, non solo quando si parla di politica tout court ma anzi più spesso
quando non se ne parla. Così è per il lavoro di Iginio De Luca, realizzato
nella Casa dell’Architettura. Iginio ha voluto dare anche lui un contributo al
progetto del Maam. Ora per me che considero il Maam una idea piuttosto lontana
dal concetto di arte pubblica, eccetto alcuni meravigliosi esempi di artisti
che davvero hanno contribuito a dare un senso al lavoro all’interno di quegli spazi,
è difficile parlare di un lavoro fatto per quel luogo. Iginio fa eccezione però,
perché di quel luogo ha colto l’essenza, e l’ha portata via da lì, unico
passaggio possibile per un artista. Contribuire a cambiare qualcosa. Non so se
il lavoro di Iginio ci sia riuscito, certo è che con i suoi ritratti, qualcosa
ha voluto dire. Ha lasciato che i volti di queste persone, che da anni vivono
in quel luogo così lontano da tutto e da tutti, acquisissero una coscienza, per
tutti, anche per coloro che vivono circondati dal benessere e dai tanti benefit
del proprio vivere. Iginio ha portato queste persone in un luogo centrale, per
una volta protagonisti non passivi, consapevoli del loro essere, in quel mondo
ma soprattutto nel nostro mondo. Mi è capitato di vedere la mostra in un
momento particolare della mia vita, momento in cui le quattro mura di una casa,
quelle che l’artista ha ridisegnato sopra i volti delle persone
fotografate, hanno per me una
valenza non da poco. Mi sono immaginata dunque io per un attimo protagonista di
quelle storie, meravigliosamente raccontate nel video che fa da compendio alle
foto. Ecco, dovremmo tutti ripensare alle nostre vite, ai nostri benefit, ai
vantaggi del nostro vivere quotidiano soprattutto quando sentiamo certa gente
essere felice di vivere in un posto come quello, per noi forse inadatto, ma per
loro invece luogo di felicità. Anche, a volte.
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